Le azioni di protesta nell’estate 2021 e le grosse manifestazioni in autunno hanno avuto successo. Ora un contratto collettivo (CCL), un nuovo CCL per la formazione continua e una lettera d’intenti regolano le condizioni di lavoro nel ramo della falegnameria. Unia e i partner sociali sono concordi nel sostenere nei prossimi anni «la conciliabilità tra lavoro e famiglia».
Il responsabile delle trattative Unia, Giuseppe Reo, è soddisfatto del nuovo contratto collettivo: «Dopo mesi di stallo, il nuovo contratto collettivo riporta sicurezza nel ramo e protegge i falegnami dal dumping salariale e da un’erosione delle loro condizioni di lavoro».
All’inizio del 2021 è giunto a scadenza il Contratto collettivo di lavoro (CCL) per il ramo della falegnameria. Nel quadro di una votazione interna organizzata alla fine di novembre 2020, l’Associazione svizzera dei fabbricanti di mobili e serramenti (ASFMS) aveva respinto il pacchetto negoziato con le parti sociali, che prevedeva un CCL rielaborato e l’introduzione di un modello di pensionamento anticipato. Dal canto loro, le associate e gli associati di Unia e Syna avevano invece approvato il pacchetto negoziale. Da quel momento la falegnameria non ha più avuto un contratto collettivo di lavoro.
Senza CCL, il ramo professionale era alla mercé del dumping salariale, di un deterioramento generale delle condizioni di lavoro e di una guerra dei prezzi molto accanita a causa della pressione esercitata dalla concorrenza estera.