Il lavoro retribuito a ore è in costante crescita, ma a fine mese per le lavoratrici e i lavoratori ne risulta una paga a volte più grande o a volte più piccola. Per questo è importante per chi è retribuito a ore conoscere i propri diritti. Su questa pagina trovate domande e risposte.
La flessibilizzazione del lavoro interessa trasversalmente tutti i rami professionali. Certo la flessibilità può avere aspetti positivi (p. es. orari di lavoro flessibili, autonomia nella gestione del tempo…). Per molti lavoratori finisce però spesso per avere conseguenze negative, perché nella maggior parte dei casi si tratta di una flessibilità a senso unico. È essenzialmente il datore di lavoro a definire gli orari di lavoro. Ed è dunque lui ad approfittarne. Per i lavoratori, invece, diventa quasi impossibile fare dei piani a lungo termine e trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Siete retribuiti a ore? Ecco le risposte alle domande più frequenti in materia di retribuzione oraria.
In questi contratti il datore di lavoro non garantisce né un numero predefinito di ore di lavoro né un preciso orario di lavoro. Anche il versamento del salario rimane un fattore d’incertezza. Il datore di lavoro non garantisce neppure che il lavoro venga effettivamente messo a disposizione. Il tempo d’impiego e il salario possono quindi variare da un mese all’altro. Nella maggior parte dei casi questi contratti altro non sono che contratti di lavoro a chiamata!
Questi contratti prevedono un orario di lavoro medio settimanale, mensile o eventualmente annuale – ma non offrono alcuna garanzia che il lavoro venga messo a disposizione, né che il totale delle ore di lavoro medie venga effettivamente raggiunto. Ciò significa che, a seconda delle esigenze dell’azienda, in alcuni mesi i lavoratori devono lavorare a tempo pieno e in altri stare a casa. Il lavoro varia in funzione delle ore effettivamente prestate e quindi oscilla fortemente da un mese all’altro. Nella maggior parte dei casi i lavoratori non hanno voce in capitolo nella determinazione della quantità di lavoro che sono chiamati a prestare. Non possono neppure decidere quando prendere dei giorni liberi, ad esempio per compensare l’enorme quantità di ore di lavoro accumulata in altri periodi dell’anno. Nella maggior parte dei casi anche questi contratti altro non sono che contratti di lavoro a chiamata!
Benché questi contratti garantiscano un salario fisso, pongono una serie di problemi:
Per legge, il datore di lavoro deve comunicarvi per iscritto il salario e l’orario settimanale entro un mese dall’entrata in servizio. In caso di interruzione del rapporto di lavoro, le ore di lavoro perse per motivi non imputabili al lavoratore non devono essere recuperate. In caso di licenziamento, il datore di lavoro non può ridurre il salario.
L’Ordinanza 1 concernente la legge sul lavoro (art. 69 cpv. 1 OLL 1) prevede che di regola i lavoratori siano informati sull’orario di lavoro con almeno due settimane di anticipo. Gli orari di lavoro dovrebbero inoltre essere modificati solo in via eccezionale e in casi di emergenza.
Fate valere i vostri diritti! Esigete la comunicazione degli orari di lavoro con almeno due settimane di anticipo.
Se il vostro nominativo figura sul piano di lavoro, ma il vostro datore di lavoro preferisce non farvi lavorare, avete comunque diritto al vostro salario. Lo stesso vale anche nel caso in cui vi mandi a casa prima del previsto per carenza di lavoro.
Se siete retribuiti a ore, durante le vostre vacanze non venite pagati. Il vostro orario di lavoro deve tuttavia essere maggiorato di un’indennità per vacanze: oltre al salario orario di base, il vostro datore di lavoro deve versarvi la seguente indennità:
+ 8,33 % se avete diritto a quattro settimane di vacanze + 10,64 % se avete diritto a cinque settimane di vacanze
Il vostro datore di lavoro non può integrare l’indennità per vacanze direttamente nel salario orario. Il vostro contratto e il vostro conteggio salariale devono riportare le seguenti voci:
in caso di orari di lavoro irregolari e retribuzione su base oraria, è lecito retribuire le vacanze a scadenza mensile con l’apposita indennità. In questi casi, l’indennità per vacanze viene versata ai lavoratori a scadenza mensile. Idealmente, i lavoratori dovrebbero mettere da parte questo denaro per le vacanze. La realtà è ben diversa: i salari spesso bassi obbligano ad utilizzare tutto il denaro disponibile per arrivare a fine mese.
Chi viene pagato a ore finisce per andare in vacanza molto meno di chi può contare su un salario fisso mensile. Eppure, proprio chi viene pagato a ore avrebbe bisogno di riposo: non sapere quanto si guadagnerà domani è, infatti, fonte di stress supplementare.
I datori di lavoro devono inserire nei piani di lavoro anche le vacanze del personale retribuito su base oraria. In questo periodo i lavoratori non sono a disposizione del datore di lavoro. Le vacanze mirano a tutelare la salute dei lavoratori, che devono potersi riposare. Pertanto, anche quando le vacanze vengono retribuite con un’indennità versata con il salario orario, i datori di lavoro sono tenuti a vigilare affinché i lavoratori fruiscano regolarmente delle vacanze.
Se il datore di lavoro non ha intrapreso tutto il necessario affinché il lavoratore possa effettivamente fruire delle sue vacanze, al momento dello scioglimento del rapporto di lavoro, il lavoratore può esigere che le vacanze vengano pagate integralmente ancora una volta. Unia può sostenervi nell’esercizio di questo diritto!
Non sempre il personale retribuito su base oraria ha diritto alla retribuzione dei giorni festivi. Tuttavia, se i lavoratori hanno dei giorni di lavoro fissi, hanno diritto alla retribuzione dei giorni festivi se questi cadono nei giorni lavorativi fissi.
In Svizzera sono i cantoni a determinare i giorni festivi legali e i giorni che vengono trattati alla stessa stregua di giorni festivi legali, ad eccezione del 1o agosto. Il 1o gennaio, l’Ascensione e Natale sono gli unici giorni festivi che tutti i cantoni considerano giorni festivi legali. Troverete un elenco dei giorni festivi legali sui siti dei singoli cantoni.
Anche se siete pagate a ore, dopo il parto avete diritto a un congedo maternità retribuito di 14 settimane, a condizione che:
Avete diritto all’80 % del vostro salario medio.
Le donne incinte e le madri che allattano godono di una protezione particolare. Ad esempio, non possono essere licenziate durante tutta la gravidanza e nelle 16 settimane successive al parto.
Inoltre, dal sesto mese di gravidanza il datore di lavoro non può assegnare loro attività che le costringano a stare in piedi per più di quattro ore il giorno; per il tempo rimanente deve mettere a loro disposizione un lavoro equivalente che possano eseguire sedute. In caso contrario le lavoratrici hanno il diritto di rimanere a casa e per il tempo che supera le quattro ore di lavoro in piedi ricevono l’80 % del salario medio.
Congedo di maternità più lungo grazie ai contratti collettivi di lavoro
La maggior parte dei CCL prevede un congedo maternità più lungo e/o una copertura salariale più elevata.
Godete quindi di una copertura assicurativa. I vostri diritti comprendono:
Per sapere se e in che misura siete assicurati contro la perdita di guadagno in caso di malattia, controllate il vostro contratto e il vostro conteggio salariale.
Un esempio:
* Rivendicazione di Unia ** Il contributo (percentuale salariale) può variare a seconda dell’assicurazione
Godete quindi di una copertura solo parziale. Se il vostro rapporto di lavoro è durato più di tre mesi o è stato concluso per un periodo superiore a tre mesi, avete diritto all’intero salario (100 %), ma solo durante un periodo molto limitato. La durata della copertura salariale dipende dai vostri anni di servizio. La perdita di guadagno viene infatti calcolata sulla base dei salari medi percepiti negli ultimi dodici mesi.
Il salario in caso di malattia viene versato ancora per almeno:
Il diritto al salario aumenta progressivamente con gli anni di servizio. Queste indicazioni corrispondono alla scala bernese, i versamenti del salario in caso di malattia secondo la scala basilese o zurighese possono variare leggermente.
Il vostro datore di lavoro non può rifiutarsi di pagarvi il salario, neppure con il pretesto che non avrebbe comunque avuto intenzione di farvi lavorare ancora. A maggior ragione non può costringervi a fruire delle vacanze durante l’incapacità lavorativa. Lo stesso vale per le assenze dovute a infortunio.
I lavoratori sono assicurati obbligatoriamente tramite il datore di lavoro contro gli infortuni sul luogo di lavoro e sul tragitto da e per il luogo di lavoro. Se lavorate almeno otto ore la settimana, siete assicurati tramite il datore di lavoro anche contro gli infortuni non professionali.
Se lavorate meno di otto ore la settimana, dovreste includere gli infortuni non professionali nella vostra assicurazione malattia.
Non risparmiate su questa spesa, non ne vale la pena!
Se il vostro grado di invalidità è uguale o superiore al 40 %, avete diritto a una rendita AI.
Avete anche diritto ad una rendita invalidità della vostra cassa pensioni, a condizione che abbiate versato i contributi nel secondo pilastro (LPP). A tale fine dovete raggiungere un salario lordo minimo di CHF 21'150.– (2017) presso lo stesso datore di lavoro. Solo da questa soglia i contributi sono obbligatori.
Per le condizioni che disciplinano il diritto a una rendita d’invalidità LPP (vedi LPP, 2° pilastro)
L’assicurazione AVS è obbligatoria. Il diritto alla rendita di vecchiaia sorge a 64 anni compiuti per le donne e a 65 compiuti per gli uomini. L’importo della rendita dipende dal numero degli anni di contribuzione e dal reddito realizzato.
Evitare lacune contributive nell’AVS
Evitate lacune di contribuzione. Ciò può succedere ad esempio quando sospendete la vostra attività lavorativa per dedicarvi all’educazione dei figli (accrediti per compiti assistenziali!) o a una formazione complementare.
Avete anche diritto a una rendita LPP della vostra cassa pensioni, a condizione che abbiate versato i contributi del secondo pilastro. A tale fine dovete raggiungere un salario annuo lordo di CHF 22'050.– (2023) presso lo stesso datore di lavoro. Da questa soglia i contributi sono obbligatori. Il datore di lavoro è tenuto a versare almeno la metà dei contributi. Se avete un reddito che oscilla fortemente, di regola la cassa pensioni aspetta finché raggiungete la soglia di CHF 22'050.– e solo allora riscuoterà in contributi. A meno che non sia già stato concordato un reddito superiore a CHF 22'050.– all’inizio del rapporto di lavoro. In tal caso i contributi LPP vanno versati sin dall’inizio.
Affiliarsi a un istituto di previdenza
Battetevi per ottenere l’affiliazione a un istituto di previdenza e scongiurate così il rischio di trovarvi in difficoltà finanziarie in caso di invalidità o al momento del pensionamento. I contributi LPP sono elevati, ma è un investimento che vi assicura un’entrata adeguata al momento del pensionamento o in caso di invalidità.
Se siete pagati a ore e avete un contratto di lavoro a tempo indeterminato, valgono i normali tempi di disdetta contrattuali. Il vostro datore di lavoro non può quindi smettere improvvisamente di darvi lavoro e anche voi non potete licenziarvi da un giorno all’altro! Se il contratto di lavoro o il CCL non prevedono null’altro, la persona che dà la disdetta (il datore di lavoro o il lavoratore) deve osservare i seguenti termini di disdetta:
Salario durante il termine di disdetta
Durante il termine di disdetta avete diritto al salario (medio degli ultimi 12 mesi), anche se non dovete lavorare.
Se siete ancora sotto contratto e dopo un certo periodo di occupazione regolare improvvisamente il vostro datore di lavoro non vi dà più lavoro, avete il diritto di annunciarvi alla cassa disoccupazione, per compensare la temporanea perdita di guadagno, anche se non avete disdetto il vostro contratto di lavoro. Tuttavia potete annunciarvi alla cassa disoccupazione solo se il vostro orario di lavoro è stato relativamente regolare, cioè se non ha subito oscillazioni superiori al ± 10 % negli ultimi sei mesi o al ± 20 % negli ultimi 12 mesi.
Un esempio concreto:
Se all’improvviso il vostro datore di lavoro vi fa lavorare solo 10 ore la settimana, potete annunciarvi alla cassa disoccupazione per compensare la perdita di guadagno (differenza tra le ore effettivamente lavorate e l’orario di lavoro abituale).
Perdere il diritto alle prestazioni della cassa disoccupazione
Il vostro orario di lavoro dovrebbe essere il più regolare possibile. Se le oscillazioni sono troppo forti, perdete eventualmente il diritto alle prestazioni della cassa disoccupazione. È quanto accade se nell’arco degli ultimi sei mesi le oscillazioni dell’orario di lavoro hanno superato il 10 % (se una volta, secondo l’esempio sopraindicato, avete lavorato meno di 27 ore o più di 33 ore). Esigete dunque dal vostro datore di lavoro orari di lavoro possibilmente regolari!
Se i vostri orari di lavoro oscillano fortemente e il vostro datore di lavoro smette di contattarvi o vi contatta meno di prima, esigete da lui per iscritto che vi faccia lavorare di più. Se rifiuta di darvi più lavoro, esigete il versamento del salario medio che avete percepito negli ultimi dodici mesi. Chiedete consiglio a Unia sui passi da intraprendere. Non siete obbligati ad accettare una diminuzione o addirittura una sospensione del lavoro. Il datore di lavoro non può neppure dedurvi le ore di lavoro che non vi ha assegnato dal saldo delle vacanze.
Unia vi consiglia
Se il vostro datore di lavoro non accoglie la vostra domanda, è spesso consigliabile licenziarsi, osser-vando i termini di disdetta, e annunciarsi alla cassa disoccupazione. Prima di decidere, rivolgetevi a Unia per verificare se avete diritto alle prestazioni della cassa disoccupazione.
Se voi o il vostro datore di lavoro avete sciolto il rapporto di lavoro, annunciatevi subito all’Ufficio regionale di collocamento (URC) della vostra regione per iscrivervi alla disoccupazione. Se soddisfate i requisiti che danno diritto all’indennità di disoccupazione, ricevete il 70 % o l’80 % del salario medio che avete percepito negli ultimi 6 o 12 mesi. Se avete bisogno di una cassa disoccupazione, rivolgetevi alla casa disoccupazione Unia.
Durante il termine di disdetta il datore di lavoro deve continuare a darvi lavoro e voi dovete continuare ad offrirgli i vostri servizi lavorativi. Se il vostro datore di lavoro vi esonera dal lavoro o semplicemente non vi dà più lavoro, è obbligato a versarvi il salario medio che avete percepito negli ultimi 12 mesi.