2500 lavoratori edili raggiungono la sede della SSIC per rivendicare orari di lavoro più compatibili con la vita privata

Dopo le imponenti giornate di protesta tenutesi in diverse località della Svizzera, oggi l’ondata nazionale di agitazioni è approdata a Zurigo. È la risposta dei lavoratori edili all’ostruzionismo dimostrato dai vertici della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) nelle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (CNM). La SSIC si oppone infatti all’introduzione di orari di lavoro più compatibili con la vita privata, benché un lavoratore su due abbandoni la professione. Oggi circa 2500 lavoratori edili provenienti dalla Svizzera orientale, dalla Svizzera centrale e dal Canton Zurigo hanno attraversato la città di Zurigo e raggiunto la sede della SSIC per manifestare a favore dei loro diritti.

Il Contratto nazionale mantello dell’edilizia principale (CNM) disciplina le condizioni di lavoro dei circa 80'000 lavoratori edili che costruiscono la Svizzera con qualsiasi condizione meteo: canicola, pioggia e freddo. Il contratto collettivo scade a fine anno e deve essere rinegoziato.

Urgono orari di lavoro compatibili con la vita privata

Le giornate lavorative interminabili e i tempi di viaggio eccessivi rendono sempre più difficile condurre una normale vita familiare e privata: il nuovo contratto deve risolvere questo problema. È anche il motivo per cui un edile qualificato su due abbandona la professione. 

Gli edili hanno formulato rivendicazioni chiare per un’edilizia più attrattiva: 

  • giornate lavorative più brevi e retribuzione del tempo di viaggio fino al cantiere: il tempo di viaggio effettuato su incarico dell’azienda rientra nell’orario di lavoro e dev’essere retribuito. Oggi, contrariamente a quanto prescritto dalla legge, il tempo di viaggio dall’azienda al cantiere non è computato nell’orario di lavoro e viene remunerato solo dopo i primi 30 minuti;
  • indennità per la pausa del mattino, che nella maggior parte delle altre professioni è già remunerata;
  • compensazione del rincaro garantita per il futuro: i lavoratori edili meritano la garanzia del loro potere d’acquisto.

«I lavoratori edili non ne possono più: lunghe giornate lavorative, innumerevoli ore supplementari e, in più, tempo di viaggio dall’azienda al cantiere non retribuito. Da mesi ci adoperiamo per trovare delle soluzioni al tavolo negoziale, ma i vertici della SSIC si oppongono a qualsiasi miglioramento, chiedendo invece una maggiore pressione sui lavoratori per un compenso minore», afferma Nico Lutz, responsabile delle trattative e membro del Comitato direttore di Unia.

I lavoratori edili incrociano le braccia e manifestano a Zurigo

Dato che la SSIC blocca qualsiasi miglioramento della vita privata e familiare dei lavoratori, dalla metà di ottobre circa 15'000 lavoratori edili stanno incrociando le braccia e partecipando a un’ondata nazionale di proteste, che oggi ha raggiunto Zurigo, centro dell’edilizia svizzera. 

Dopo la sospensione del lavoro nelle regioni Svizzera orientale-Grigioni, Svizzera centrale e Zurigo-Sciaffusa, circa 2500 edili si sono riuniti oggi per un’assemblea di protesta sovraregionale a Zurigo. Successivamente, hanno attraversato rumorosamente la città, fino a raggiungere la sede centrale della SSIC, dove hanno depositato un’enorme clessidra. 

«In questo modo gli edili intendono chiarire che hanno esaurito la pazienza: ora servono soluzioni alla crisi del personale nell’edilizia», afferma Chris Kelley, coresponsabile del settore Edilizia del sindacato Unia. I lavoratori edili dimostrano inoltre la loro determinazione a proseguire la lotta, qualora la SSIC continui a rifiutarsi di concedere i miglioramenti necessari.

I vertici della SSIC respingono qualsiasi soluzione e il tempo stringe

Le trattative sono in corso dal mese di luglio. Se non si giungerà a un’intesa entro la fine dell’anno, per la prima volta da oltre un decennio si precipiterà in una situazione di vuoto contrattuale. 

Inizialmente i vertici della SSIC avevano ritardato a lungo le trattative, per poi ostacolare i miglioramenti necessari. Non solo: se fosse per la SSIC, in futuro i lavoratori edili dovrebbero avere giornate lavorative ancora più lunghe in cambio di meno soldi. Per queste ragioni non si è ancora giunti a una soluzione. La SSIC ha respinto esplicitamente anche la proposta dei sindacati di prolungare la riunione dell’ultima tornata di trattative del 10 novembre e di proseguire le trattative l’indomani. 

«I sindacati Unia e Syna continuano a lavorare con impegno, nell’intento di concordare un nuovo Contratto nazionale mantello entro la fine dell’anno», spiega Michele Aversa, coresponsabile Edilizia del sindacato Syna. Tuttavia, se la SSIC continuerà a mostrarsi refrattaria alle trattative per trovare delle soluzioni alla crisi del personale nell’edilizia, nel 2026 incombe la minaccia di uno sciopero nazionale nel settore.

Comunicato stampa dei sindacati Unia e Syna