2500 lavoratori edili incrociano le braccia in Ticino e inaugurano un'ondata di protesta nei cantieri di tutta la Svizzera

Forti di una massiccia presenza, hanno preso avvio oggi in Ticino le giornate nazionali di protesta dell'edilizia. È la risposta dei lavoratori edili all'ostruzionismo dei vertici della Società degli impresari costruttori nelle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (CNM). Benché un lavoratore edile su due abbandoni la professione, la Società degli impresari costruttori si oppone a orari di lavoro più compatibili con la vita privata. L'avvio delle proteste in Ticino è parte di una mobilitazione nazionale dell'edilizia. Nelle prossime settimane seguiranno altre giornate di protesta nel resto della Svizzera.

Il Contratto nazionale mantello (CNM) disciplina le condizioni di lavoro dei circa 80'000 edili che lavorano in Svizzera. Il contratto collettivo scade a fine anno e deve essere rinegoziato. Dopo lunghi ritardi dovuti alla Società degli impresari costruttori, le trattative hanno preso finalmente avvio all'inizio dell'estate.

Non si profila tuttavia alcuna soluzione. Infatti, nonostante la ben nota crisi del personale nel ramo, la Società degli impresari costruttori blocca qualsiasi tentativo di migliorare gli orari di lavoro ed esige invece giornate ancora più lunghe per meno salario.

I lavoratori edili sono al limite: urgono orari di lavoro compatibili con la vita privata

La garanzia di orari di lavoro accettabili è di centrale importanza per una soluzione dell'attuale conflitto di lavoro nell’edilizia. A causa delle giornate di lavoro troppo lunghe, che rendono difficile condurre una vita familiare e privata normale, sempre più lavoratori abbandonano la professione. Un muratore su due lascia il ramo, uno su dieci persino entro i primi cinque anni dopo la conclusione dell’apprendistato.

«I lavoratori edili sono al limite: giornate lavorative fino a nove ore nei mesi estivi di maggiore calura, in più ore supplementari e tempi di viaggio di varie ore dall'azienda al cantiere. Non stupisce quindi che molti lavoratori edili abbandonino la professione. Sono necessari miglioramenti affinché gli edili, che costruiscono il nostro Paese giorno per giorno e con qualsiasi tempo, abbiano anche una vita privata», afferma Nico Lutz, responsabile delle trattative e membro del Comitato direttore di Unia.

I lavoratori edili hanno legittime rivendicazioni:

  • stop al tempo di viaggio non retribuito fino al cantiere: ad oggi, contrariamente a quanto prescritto dalla legge, il tempo di viaggio dall'azienda al cantiere viene retribuito solo dopo 30 minuti e non rientra nell'orario di lavoro.
  • pausa mattutina retribuita: in altre professioni è una realtà da tempo.
  • giornate lavorative più corte: otto ore di duro lavoro bastano.
  • compensazione del rincaro garantita per salvaguardare il potere d'acquisto.

Gli impresari costruttori esigono invece giornate lavorative ancora più lunghe per meno salario

Benché anche molte imprese edili e sezioni regionali della Società degli impresari costruttori vogliano affrontare la crisi del personale del ramo, i vertici della Società degli impresari costruttori si oppongono a qualsiasi soluzione. Anzi, se fosse per loro, in futuro i lavoratori edili dovrebbero avere giornate lavorative ancora più lunghe per un salario inferiore: fino a 50 ore la settimana, quasi il doppio delle ore supplementari con una retribuzione inferiore, lavoro su chiamata e eliminazione del generico supplemento salariale del 25 % per il lavoro del sabato e riduzione dei salari per i lavoratori edili qualificati nei primi cinque anni dopo il completamento della formazione professionale. Inoltre, i lavoratori edili over 55 potrebbero essere licenziati più facilmente.

«I lavoratori edili non sono disposti ad accettare né un protrarsi degli attuali problemi né un ulteriore peggioramento delle loro condizioni di lavoro – in caso contrario, l'edilizia arriverà al collasso», dichiara Michele Aversa, coresponsabile dell'edilizia del sindacato Syna.

L'ondata nazionale di proteste continuerà nelle prossime settimane

La giornata di protesta odierna in Ticino è parte di una mobilitazione nazionale. Nelle settimane successive, sarà la volta dei lavoratori edili di altre regioni: il 31 ottobre a Berna, il 3 e 4 novembre in tutta la Svizzera romanda, il 7 novembre nella Svizzera nordoccidentale e il 14 novembre a Zurigo e in altre regioni della Svizzera tedesca.

Se la Società degli impresari costruttori continuerà a non essere disposta a trovare una soluzione negoziale alla crisi del personale nell'edilizia, nel 2026 si prospetta uno sciopero nazionale dell'edilizia.

Immagini per i media

Scheda informativa sul rinnovo del CNM 2025 (link)