2500 lavoratori edili danno avvio in Ticino a un’ondata di protesta

Forti di una massiccia presenza, hanno preso avvio oggi in Ticino le giornate nazionali di protesta dell’edilizia. 2500 lavoratori edili hanno incrociato le braccia. È la risposta dei lavoratori edili all’ostruzionismo dei vertici della Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) nelle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale mantello dell'edilizia (CNM).

L’astensione dal lavoro in Ticino è parte di una mobilitazione nazionale dell’edilizia. Nelle settimane successive, le giornate di protesta proseguiranno nelle altre regioni: il 31 ottobre a Berna, il 3 e 4 novembre in tutta la Svizzera romanda, il 7 novembre nella Svizzera nordoccidentale e il 14 novembre a Zurigo e in altre regioni della Svizzera tedesca.  

Gli impresari costruttori bloccano le trattative

Il Contratto nazionale mantello (CNM) disciplina le condizioni di lavoro dei circa 80'000 edili che lavorano in Svizzera. Il contratto collettivo scade a fine anno e deve essere rinegoziato.  

Benché si siano già svolte quattro delle cinque tornate di trattative, al momento non si prospetta alcuna intesa. Infatti, nonostante la ben nota crisi del personale nel ramo, la SSIC blocca qualsiasi tentativo di migliorare gli orari di lavoro. 

Urgono orari di lavoro compatibili con la vita privata

Orari di lavoro accettabili sono la premessa per una soluzione all’attuale conflitto di lavoro nell’edilizia. A causa delle giornate di lavoro troppo lunghe, che rendono difficile condurre una vita familiare e privata normale, sempre più lavoratori abbandonano la professione. Un muratore su due lascia il ramo professionale.  

I lavoratori edili hanno legittime rivendicazioni:  

  • stop al tempo di viaggio non retribuito fino al cantiere 
  • pausa mattutina retribuita: in altre professioni è una realtà da tempo 
  • giornate lavorative più corte: otto ore di duro lavoro bastano 
  • compensazione del rincaro garantita per salvaguardare il potere d’acquisto 

Gli impresari costruttori esigono invece giornate lavorative ancora più lunghe per meno salario

Anziché negoziare soluzioni alla crisi del personale, con le loro richieste radicali gli impresari costruttori vanno nella direzione opposta: fino a 50 ore alla settimana, più del doppio di ore supplementari con una retribuzione inferiore, lavoro su chiamata, abolizione del supplemento salariale generale del 25 per cento per il lavoro il sabato e decurtazioni salariali per i lavoratori edili qualificati nei primi anni dopo la conclusione dell’apprendistato. Inoltre, i lavoratori edili over 55 potrebbero essere licenziati più facilmente. 

Peggioramenti così radicali, ma anche il protrarsi degli attuali problemi sono inaccettabili per i lavoratori edili! Altre proteste seguiranno settimana prossima a Berna.