La petizione è chiara: «Ogni giorno consegniamo pacchi per DPD e li smistiamo nei depositi. Lavoriamo da anni in condizioni insostenibili. Avete la responsabilità di porre rimedio a questa situazione». Gli autisti chiedono al CEO:
DPD sta tentando di sottrarsi alle sue responsabilità e attribuisce la colpa di tutti i problemi ai suoi numerosi subappaltatori. Eppure questi ultimi sono solo rotelle dell’ingranaggio del «sistema DPD». Le stesse irregolarità interessano numerosi subappaltatori (giornate lavorative interminabili, mancata registrazione della durata del lavoro, veicoli in pessime condizioni) e pertanto s’impongono soluzioni globali. Solo DPD può risolvere il problema. Perché se nel frattempo singoli subappaltatori hanno introdotto piccoli miglioramenti (ad esempio la registrazione di parte della durata del lavoro), c’è bisogno di una modifica delle condizioni quadro che hanno reso possibili queste gravi irregolarità.
Questo parere è condiviso anche dalla Commissione federale delle Poste (PostCom), che il 17 maggio ha riconosciuto che l’esternalizzazione a subappaltatori rappresenta un problema nel settore del recapito. PostCom ha emesso un provvedimento di vigilanza nei confronti di «un fornitore» (tutto indica che si tratta di DPD), perché i contratti che ha concluso con i suoi subappaltatori «non garantiscono che tali subappaltatori rispettino le condizioni di lavoro usuali nel ramo».
Anche le altre argomentazioni di DPD sono inconsistenti. Ecco solo alcune delle false dichiarazioni rese ai media da DPD nelle ultime settimane:
È tempo che DPD ascolti le sue autiste e i suoi autisti. Con l’odierna petizione il personale chiede ancora una volta ciò che dovrebbe essere naturale e scontato: che DPD trovi una soluzione insieme ai dipendenti, affinché il personale venga retribuito per il lavoro che presta e trattato in modo equo.