Durante la conferenza stampa dell’Unione sindacale svizzera, la Presidente del sindacato Unia Vania Alleva ha indicato ciò che sarebbe importante per fare progressi in materia di pari opportunità e ha spiegato perché una riforma pensionistica a svantaggio delle donne andrebbe incontro a rabbia e forti resistenze.
La discriminazione salariale è persistente in tutti i gruppi di reddito ed è, secondo le ultime statistiche, addirittura aumentata. Le donne guadagnano l’8,6 percento in meno rispetto agli uomini per lo stesso tipo di lavoro. Nell’industria alberghiera e della ristorazione, ad esempio, la differenza salariale si attesta attorno all’8,1 percento, nella vendita al dettaglio è del 17,7 percento e nell’industria metalmeccanica del 21,7 percento. Nel settore bancario e assicurativo raggiunge il 33,4 percento.
Spesso accade che le donne lavorino nelle cosiddette professioni femminili e nei rami essenziali. Le donne hanno il doppio delle probabilità rispetto agli uomini di ricevere un basso salario. Ma ciò che fanno è tantissimo e il periodo della pandemia l’ha dimostrato. Le donne lavorano più spesso a tempo parziale e a volte non volontariamente. E anche ai giorni nostri, le donne svolgono la maggior parte del lavoro non retribuito, nell’ambito della cura e dell’assistenza.
La discriminazione durante la vita lavorativa si riflette direttamente sulla pensione: le donne ricevono almeno un terzo in meno di rendita rispetto agli uomini. Responsabili di questo sono il secondo e il terzo pilastro, dove le donne sono massicciamente svantaggiate. Un terzo delle donne dopo il pensionamento vive esclusivamente dell’AVS e una donna su sei oltre i 65 anni vive in povertà.
Il 9 giugno, il Consiglio nazionale raccomanderà, con la riforma AVS 21, una proposta di taglio delle pensioni a spese delle donne. Per la Presidente di Unia è chiaro: «In una situazione già difficile per le donne in ambito pensionistico, si vorrebbe innalzare l’età pensionistica delle donne, il che porterebbe a una diminuzione delle loro già basse rendite. L'AVS 21 non prende in considerazione nessuno dei problemi esistenti e non ne risolve nessuno. Al contrario, la riforma è interamente a svantaggio delle donne ed è semplicemente irragionevole.»
Il 14 giugno è alle porte. 50 anni dopo l’introduzione del diritto di voto delle donne, 40 anni dopo l'articolo costituzionale sulla parità, 30 anni dopo il primo sciopero delle donne, 25 anni dopo l’introduzione della Legge sulla parità e due anni dopo la manifestazione di più di 500.000 persone a favore della parità vogliamo: Rispetto! Salari e rendite migliori.
Il 14 giugno Unia lotta al fianco dei collettivi femministi. Le azioni di Unia sono previste per le 15.19. Il momento in cui, ogni giorno, le donne lavorano gratis. Nell’anno 2019 era alle 15.24, questo vuol dire che la disparità salariale è aumentata ulteriormente! Inoltre ci sono pic nic femministi alle 12.00 e mobilitazioni alle 18.