Un momento forte è stato il discorso impegnato del presidente dell’Unione sindacale svizzera Pierre-Yves Maillard. Pierre-Yves Maillard ha parlato dell’importante ruolo dei sindacati: «Un’economia che fa lavorare le persone con sempre più intensità e lascia loro sempre meno soldi in tasca non ha futuro. I sindacati assicurano un rimedio concreto grazie alla tredicesima mensilità dell’AVS, a miglioramenti nei contratti collettivi di lavoro come nel caso di Coop o alla coraggiosa lotta degli edili per migliorare le loro condizioni di lavoro». Ha concluso il suo intervento lanciando un appello, perché la democrazia in Svizzera ha bisogno della forza del movimento sindacale per sopravvivere e svilupparsi.
L’ospite internazionale al congresso 2025 era Zehra Khan dal Pakistan. Khan ha fondato il primo sindacato delle lavoratrici a domicilio in Pakistan nel 2009, una pietra miliare per milioni di lavoratrici invisibili, attive nel settore informale. In qualità di segretaria generale del sindacato, mette in contatto le donne, rafforza i loro diritti e dà visibilità al loro lavoro. In un Paese in cui manca la sicurezza sociale, questo impegno è fondamentale per la sopravvivenza. Zehra Khan: «Il nostro movimento è diventato parte di un movimento globale per la responsabilità delle imprese. Ha anche ispirato la redazione di leggi. Questi testi legislativi non erano perfetti, ma hanno consentito di compiere un importante passo avanti. Ha decretato la responsabilità delle multinazionali per le condizioni di lavoro nelle loro catene di approvvigionamento. Per noi è la prova evidente che la solidarietà delle lavoratrici e dei lavoratori può cambiare le leggi e i sistemi». Il lavoro di Zehra Khan dimostra che anche le imprese europee e svizzere hanno responsabilità lungo le loro catene di approvvigionamento. La direttiva UE e l’iniziativa sulla responsabilità delle multinazionali in Svizzera rappresentano passi importanti per la promozione di condizioni di lavoro eque in tutto il mondo.
L’agenda politica prevede un aumento delle aperture domenicali. Nella vendita il lavoro è caratterizzato da stress, salari bassi e orari irregolari. Ciononostante, i partiti borghesi e i datori di lavoro chiedono di aumentare da 4 a 12 le aperture domenicali consentite ogni anno. Ma una simile modifica è contraria alla volontà popolare e mette a repentaglio la salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Unia si oppone a questo peggioramento delle condizioni di lavoro e chiede al Parlamento di mantenere la domenica non lavorativa come importante misura di protezione.
Già ieri le delegate e i delegati di Unia avevano adottato una risoluzione per chiedere al Parlamento di prendere sul serio gli avvertimenti dei sindacati e della comunità scientifica e di fermare l’estensione del lavoro domenicale. La responsabilità compete al Parlamento e le lavoratrici e i lavoratori si aspettano che sia all’altezza di questo compito. Unia si opporrà a questo deterioramento delle disposizioni di protezione con tutti i mezzi a sua disposizione, se necessario anche lanciando il referendum.
Risoluzione: «Orari di apertura dei negozi: giù le mani dalla domenica libera!»
Nell’ultima giornata congressuale sono state approvate altre risoluzioni:
Il 5° Congresso di Unia si conclude oggi a mezzogiorno con un appello per una cooperazione internazionale attiva e una raccolta fondi per le organizzazioni di aiuto Solidar e Solifonds.
Le foto, i video e tutte le risoluzioni, i documenti di posizione e le prospettive di Unia per il 2045 sono disponibili nel sito web del congresso (aggiornato costantemente).
Sindacato Unia 2025