Il Parlamento allenta ulteriormente il divieto del lavoro domenicale a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori

La Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha approvato il suo progetto di attuazione dell’iniziativa del Consiglio degli Stati. L’iniziativa chiede che in futuro i Cantoni possano estendere da quattro a 12 le aperture domenicali non soggette ad autorizzazione. In qualità di principale sindacato del personale della vendita, Unia condanna duramente questa decisione. Si tratta infatti di uno smantellamento massiccio delle diposizioni protettive, garantite finora dalla legge sul lavoro, che graverà su coloro che lavorano comunque già sotto pressione.

Per il personale della vendita questa decisione implica più stress, meno riposo, meno vita privata e meno salute. Già oggi gli orari di lavoro nella vendita sono estremamente flessibili e frammentati, con modifiche a breve tempo dei piani di lavoro e turni serali. Se anche la possibilità di godere delle domeniche di riposo viene messa in discussione, cade anche l’ultimo briciolo di certezze nella vita quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori. A farne le spese non è solo il personale della vendita ma anche quello dei rami affini, come la logistica, le pulizie e la sicurezza.

L’aumento del lavoro domenicale mette a repentaglio la salute delle lavoratrici e dei lavoratori

Il lavoro domenicale equivale a più pressione. Le venditrici e i venditori svolgono un lavoro fisico gravoso, in condizioni spesso sfavorevoli: carichi pesanti, lunghi periodi in piedi, elevate aspettative dei clienti e carenza di personale. Il tutto, in un ramo a basso salario. La domenica non lavorativa non è un lusso, ma un fattore di protezione essenziale ai fini della salute e della partecipazione alla vita sociale. La medicina del lavoro parla chiaro: un carico costante senza sufficiente riposo conduce a burnout, malattie muscolo-scheletriche e a inabilità al lavoro prolungata. Ci attendiamo che il Parlamento prenda sul serio queste indicazioni.

Il Parlamento politicizza ignorando la realtà dei lavoratori e delle lavoratrici

Il fatto che il Parlamento sia disposto a smantellare ulteriormente questa protezione è cinico e irresponsabile, soprattutto se si considera che gli/le aventi diritto di voto hanno respinto in più occasioni gli oggetti che vertevano sull’ulteriore flessibilizzazione degli orari di apertura dei negozi.
La legge sul lavoro ha lo scopo di tutelare la salute delle lavoratrici e dei lavoratori. Anziché più aperture domenicali servirebbero finalmente norme vincolanti che limitino lo stress e proteggano la salute.

Giù le mani dalla domenica libera: un’ampia alleanza contro il lavoro domenicale

Il personale della vendita è al limite: quando è troppo è troppo. Unia, insieme alle sue iscritte e ai suoi iscritti, si oppone con determinazione a questo peggioramento delle condizioni di lavoro ed esige la salvaguardia della domenica non lavorativa unitamente all’Alleanza per la domenica, un’ampia rete costituita da sindacati, chiese, associazioni femminili, partiti politici e la Società svizzera di medicina del lavoro.

In collaborazione con il sindacato Syna, i membri di Unia impiegati nella vendita hanno anche lanciato una petizione che nel giro di pochissimo tempo ha già raccolto migliaia di firme. Ciò dimostra che le persone non vogliono aperture domenicali continue ed esigono rispetto, riposo nonché condizioni di lavoro eque.

Il Parlamento deve agire in modo responsabile

Unia si attende che il Parlamento prenda sul serio l’impatto di questo progetto sulla salute e sulla vita privata del personale della vendita e lo blocchi immediatamente. Il progetto è nelle sue mani e il Parlamento è chiamato a dare prova di responsabilità. Unia si batterà con decisione e con tutti i mezzi a sua disposizione per impedire il peggioramento delle disposizioni protettive.