Malgrado lo sciopero delle donne del 2019, la discriminazione salariale resta significativa. Lo confermano anche i dati pubblicati anno dopo anno dall’Ufficio federale di statistica. La conciliabilità tra vita privata e professionale resta un difficile equilibrismo e la discriminazione delle donne prosegue anche dopo il pensionamento. Per molte donne le rendite basse, che non bastano per vivere, sono all’ordine del giorno. Non solo: l’età pensionabile delle donne è stata innalzata contro la loro volontà e questa misura altro non è che un taglio alle loro rendite.
«Vogliamo finalmente dei progressi! Ma senza le pressioni delle piazze e nelle aziende non riusciremo a fare passi avanti. Ecco perché è necessario un nuovo sciopero delle donne. I temi in ballo rivestono un’importanza centrale e sono prettamente sindacali. Ecco perché noi sindacati sosteniamo il movimento femminista nell’organizzazione dello sciopero delle donne», ha commentato la presidente di Unia Vania Alleva.
I lavori malpagati interessano per lo più le professioni femminili. I salari inferiori a 4000 franchi al mese (con 13 mensilità), versati ad esempio nel commercio al dettaglio, nel ramo delle pulizie e nelle cure, sono inaccettabili. Il salario per un impiego a tempo pieno deve bastare per vivere. Alla luce degli sviluppi degli ultimi anni e del rincaro, è necessario addirittura un aumento a 4500 franchi per il personale non qualificato e a 5000 franchi per il personale qualificato.
In media, le rendite delle donne sono inferiori di circa un terzo rispetto a quelle degli uomini. E adesso le donne devono lavorare anche un anno in più. Ma questo lavoro supplementare altro non è che un ulteriore taglio alle rendite. È stato imposto da una maggioranza formata da persone con un reddito elevato e soprattutto da uomini. Date queste premesse, Unia si batterà con determinazione per rafforzare il 1° pilastro introducendo la tredicesima mensilità AVS e contrasterà un eventuale taglio delle rendite lanciando il referendum.
Una ripartizione più equa del lavoro retribuito e non retribuito tra uomini e donne è la premessa per una maggiore parità di genere. A tutt’oggi le donne continuano infatti a prestare 5,5 miliardi di ore di lavoro non retribuito. Convertita in denaro, questa mole di lavoro corrisponde a un valore di 315 miliardi di franchi.
Nel 2019, mezzo milione di donne hanno manifestato in tutta la Svizzera e oggi queste donne sono impazienti. L’odierno 8 marzo lo dimostra con chiarezza: le donne sono pronte a lottare per i propri diritti. Unia le aiuta a portare la loro protesta in strada e nelle aziende.
Ulteriori informazioni: è possibile ordinare foto delle varie azioni organizzate in Svizzera.