L’impegno di Unia nei confronti del clima non è solo formale. Il sindacato ha cominciato il suo percorso di avvicinamento alla data del 15 maggio, proponendo a collaboratori, iscritti e militanti dei momenti formativi e di confronto con lo scopo di portare la causa climatica anche all’interno dei contesti di lavoro.
La sfida non è semplice, le contraddizioni non mancano, ma occorre assolutamente affrontarla, coinvolgendo dal basso lavoratrici e lavoratori. La conversione verde dell’economia non può che essere infatti un processo socialmente sostenibile e partecipato.
I problemi del settore
Il terziario, in particolare il ramo della vendita al dettaglio, vive un periodo difficile. Il personale è sempre più sotto pressione e la precarietà la fa da padrone. Una recentissima inchiesta del Blick, quotidiano che ha avuto accesso a documenti interni riservati, avrebbe rivelato le continue infrazioni della legge sul lavoro da parte di Coop, soprattutto in materia di ore di lavoro settimanali. L’inchiesta rischia di provocare un terremoto e sarà presto estesa ad altri datori di lavoro del ramo. Si tratta soltanto di uno degli ultimi capitoli di un settore in cui il sindacato sta investendo molte energie per rafforzare ulteriormente la sua presenza. Come afferma Anne Rubin, responsabile della vendita al dettaglio in seno a Unia, «trattare il tema del clima in una tale situazione non mi lasciava tranquilla e, invece, mi sono dovuta ricredere. Le lavoratrici e i lavoratori sono consapevoli che una riconversione verde sia assolutamente necessaria, ma pensano anche che questa debba essere accompagnata da forti misure sociali. In particolare, mi ha colpito il sovrapporsi delle rivendicazioni ecologiste a quelle femministe».
Lo sciopero
Anne Rubin fa riferimento in particolare ai workshop tematici che si sono tenuti nel pomeriggio del 27 gennaio, a seguito dei lavori dell’Assemblea. I partecipanti, infatti, sono stati divisi in tre gruppi e hanno discusso di problemi inerenti al clima, soprattutto in relazione alla loro professione. Rubin, in particolare, ha diretto un gruppo di rivenditrici/tori al dettaglio che ha discusso della partecipazione allo sciopero e delle relative rivendicazioni: «Tutti i partecipanti hanno posto l’accento sul concetto di giustizia climatica. La conversione ecologica per loro non può essere pagata dal lavoro salariato. L’idea di tassare alcuni consumi, ad esempio, mette paura, soprattutto nel momento in cui il potere d’acquisto è sotto pressione. Inoltre, sono state discusse forme differenti di partecipazione allo sciopero come, ad esempio, l’occupazione di alcuni contesti di lavoro, pause prolungate o la presa di contatto con i movimenti per il clima. A tal proposito erano presenti anche membri del movimento ambientalista che hanno ascoltato con attenzione la discussione e hanno apportato il loro personale contributo al dibattito».
Rivendicazioni e responsabilità
La parte più interessante del dibattito, sempre secondo Rubin, «è stata quella in cui le partecipanti hanno elaborato delle proposte ecologiche, certo non tutte semplici da realizzare, che apportano nello stesso tempo dei miglioramenti delle condizioni di lavoro. Si è parlato di limitare la flessibilità geografica e temporale del lavoro, diminuendo di conseguenza anche l’eccessiva mole di spostamenti casa-lavoro dannosi per il clima. L’accento è stato posto anche sulla riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, per dare modo a tutte di poter partecipare maggiormente a progetti concreti legati all’ambiente e al consumo sostenibile. Il messaggio è chiaro: sia per la salute, sia per l’ambiente è importante rallentare». Anche la formazione, i processi produttivi e il consumo hanno giocato un ruolo importante: «Le lavoratrici chiedono di introdurre un salario per la transizione ecologica che permetta loro di formarsi in vista delle grandi trasformazioni del lavoro. Vogliono inoltre fornire un contributo per sensibilizzare i consumatori e dire la loro sui processi distributivi, affinché diventino davvero più sostenibili. Alcune lavoratrici hanno addirittura ammesso di compiere piccoli atti di resistenza ecologica, fingendo più volte con la clientela di non aver sacchetti di plastica a disposizione».
I premi
Durante l’Assemblea è stato conferito anche l’annuale «Prix de l’engagment», un premio destinato a lavoratrici e lavoratori che si sono distinti per l’impegno sociale sui luoghi di lavoro. Quest’anno il premio è andato a Susanna Keller, collaboratrice Coop e militante sindacale da oltre 30 anni. È stata premiata in particolare per il suo impegno prima e durante lo sciopero delle donne: è stata proprio lei a organizzare una pausa prolungata nella sua filiale. Il premio, inoltre, è stato conferito anche al collettivo di lavoratrici e lavoratori che si è opposto con successo a l’estensione degli orari d’aperture dei negozi di Nyon.