La crescente pressione mette sempre più a repentaglio la salute dei lavoratori edili e contribuisce all'esodo di manodopera qualificata dal ramo professionale. Ma con le loro richieste gli impresari costruttori vogliono accrescere ulteriormente la pressione. A farne le spese sono i lavoratori edili e l'intero ramo professionale.
In realtà le misure necessarie sono altre. Gli edili hanno bisogno di maggiore protezione, non di maggiori pressioni. Sono necessarie giornate lavorative più corte, non più lunghe, e il tempo di viaggio dal magazzino al cantiere deve essere finalmente compensato per intero.
In cambio di aumenti salariali, gli impresari costruttori vogliono imporre le loro richieste di smantellamento, che spacciano per flessibilizzazione. Nico Lutz, responsabile del settore dell'edilizia di Unia, commenta: «I lavoratori edili non cedono a ricatti. Un aumento salariale spetta loro comunque in ragione del rincaro.»
E aggiunge: «Questa manovra poco pulita accresce la rabbia dei lavoratori edili. Al cospetto della buona situazione economica nell'edilizia, un aumento dei salari reali è urgente e necessario.»
Mentre sin dal mese di febbraio i lavoratori avanzano proposte concrete per giungere a un'intesa, la Società degli impresari costruttori già prima dell'avvio delle trattative aveva annunciato pubblicamente che avrebbe accettato una situazione di vuoto contrattuale pur di raggiungere i suoi obiettivi.
I lavoratori edili si sono già preparati a questa eventualità e in una votazione nazionale hanno approvato misure di sciopero qualora le trattative dovessero fallire.
Foto e video delle giornate di protesta