Il 30 agosto 1965, una valanga di ghiaccio e detriti investì centinaia di lavoratori che stavano costruendo la diga a Mattmark. 88 persone persero la vita sotto le masse che si erano staccate dal ghiacciaio dall’Allalin. Erano 86 uomini e 2 donne, di cui 56 italiani. Si tratta della più grave catastrofe mai avvenuta sulle Alpi. L’aspetto terribile è che questa tragedia poteva essere evitata. Le baracche, le mense e le officine erano state costruite in una zona estremamente pericolosa, nota per le frequenti frane. Gli avvertimenti dei lavoratori non furono presi sul serio.
Questa settimana sono in programma vari eventi per commemorare la tragedia. L’associazione Italia Valais organizza una tavola rotonda dedicata alla sicurezza sul lavoro e alla protezione della salute e altri eventi commemorativi a Naters e Mattmark, ai quali parteciperanno anche rappresentanti del sindacato Unia, tra cui Vania Alleva. Per la presidente di Unia, «Non dimentichiamo Mattmark» significa innanzitutto «commemorare le 88 vittime ed esprimere il nostro cordoglio e la nostra solidarietà alle loro famiglie e ai loro cari». Il loro destino è «rappresentativo di quello di tantissimi lavoratori migranti che hanno costruito e continuano a costruire la prosperità della Svizzera, ma vengono ripagati con il rifiuto e non con la gratitudine».
All’inizio di agosto è stato pubblicato anche un nuovo libro della storica Elisabeth Joris, dedicato alla memoria di Mattmark. Joris dà voce alle donne che hanno vissuto la catastrofe in prima persona in qualità di lavoratrici o familiari delle vittime. Riflette inoltre sulle diverse culture della memoria diffuse in Italia e in Svizzera: se in Italia, da dove provenivano la maggior parte dei lavoratori deceduti, l’accento era sempre posto sulla responsabilità e sulla sicurezza sul lavoro, in Svizzera l’opinione dominante era che la catastrofe fosse stata «imprevedibile». L’analisi degli atti processuali esposta nel libro confuta questo dogma dell’imprevedibilità. Nel libro, l’ex copresidente di Unia Vasco Pedrina spiega inoltre che Mattmark ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta nella politica migratoria dei sindacati, contribuendo alla formulazione del principio solidale «Uniti siamo forti!».
In occasione del 40° anniversario della tragedia, Unia ha pubblicato un libro in tre lingue intitolato «Non dimentichiamo Mattmark», che racconta la storia dal punto di vista dei lavoratori e del sindacato. La pubblicazione è ancora disponibile presso Unia.
Da allora la sicurezza sul lavoro nei cantieri è migliorata notevolmente grazie all’impegno delle parti sociali. L’edilizia continua tuttavia ad essere uno dei rami professionali più pericolosi della Svizzera. Ogni anno, un lavoratore edile su sei subisce un infortunio e in media ogni due settimane un edile muore per un infortunio sul lavoro. Oggi la protezione della salute degli edili gode di grande attenzione. Il drastico aumento delle pressioni dovute ai tempi di consegna, le giornate lavorative lunghe e l’aumento dei giorni di canicola dovuto al cambiamento climatico mettono a rischio la salute e la sicurezza dei lavoratori. Il sindacato Unia chiede pertanto una riduzione dell’orario di lavoro e criteri vincolanti per l’interruzione dei lavori nei cantieri in presenza di temperature superiori a 33 gradi. In tale contesto, dovrebbero essere abolite anche le penali per i ritardi nella consegna dei lavori. Dopo tutto, le pressioni dovute ai tempi di consegna non devono compromettere salute dei lavoratori. Anche questo è un insegnamento tratto dal disastro di Mattmark.
Sindacato Unia 2025