Le nostre piazze
Migliaia di manifestanti a Zurigo e Ginevra hanno chiesto a gran voce la fine della guerra. Era dai tempi dello storico sciopero delle donne del 2019 che non si vedevano così tante persone nelle strade delle città svizzere.
A Ginevra alcune migliaia di persone hanno colorato le strade della città. A Zurigo una marea umana si è riversata a Platzspitz. In questo luogo, un tempo tristemente famoso perché punto di raccolta dei tossicodipendenti cittadini, ha preso il via il corteo di 40.000 persone. Il parco zurighese si è trasformato così in luogo di speranze.
Le rivendicazioni
La parola d’ordine che accomunava tutte e tutti è stata una sola: pace. I dimostranti ginevrini e zurighesi hanno chiesto infatti l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino. Le piazze hanno inoltre chiesto alla politica di agire a favore dei rifugiati che stanno scappando in massa dall’Ucraina. Il governo svizzero aveva comunque già risposto positivamente a questa richiesta, istituendo permessi speciali per le persone provenienti dall’Ucraina che arriveranno in Svizzera nei prossimi giorni. Nei prossimi giorni vedremo se il sistema d’accoglienza sarà all’altezza della situazione emergenziale.
Per chi soffre
Il corteo zurighese, dopo il percorso per le vie della città, si è raccolto alla Sechseläutenplatz, la nuova grande piazza di fronte all’Opernhaus. Qui è intervenuta Vania Alleva che ha speso parole contro la guerra, contro il regime di Putin e a favore dei rifugiati ucraini. Alla politica ha chiesto di agire celermente a loro favore.
La Presidente di Unia ha ricordato anche tutti quelli che in Russia, con coraggio, si oppongono alla ferocia del loro governante: «Questa guerra esaspera anche la situazione di chi è preso in ostaggio dal regime autoritario di Putin. Una ragione in più per ammirare le persone coraggiose che in Russia si esprimono contro questa guerra nonostante la feroce repressione poliziesca. Milioni di donne e uomini in Russia detestano questa guerra tanto quanto noi e soffrono delle sue conseguenze».
Lo scrittore russo Mikhail Shishkin ha trovato parole chiare sulla solidarietà tra il movimento pacifista, in Russia e nel mondo, e gli ucraini: «Gli ucraini stanno combattendo per la vostra e la nostra libertà!».
No al riarmo
La guerra ha suscitato ondate di solidarietà in tutta Europa, però ha anche risvegliato la voglia di armi su più fronti. In un momento di forte insicurezza non sono mancate decisioni, come quella del cancelliere tedesco Scholz, che ha annunciato nuove spese militari nell’ordine dei 100 miliardi di euro, o prese di posizione a favore di un ulteriore rafforzamento della corsa agli armamenti. A queste posizioni ha risposto Jonas Kampus, del Gruppo per una Svizzera senza armi (GSoA): «È incredibile ciò che sta accadendo: un Governo e un Parlamento, che non riescono nemmeno a firmare il trattato sulla proibizione delle armi nucleari, ora vogliono dare miliardi di denaro dei contribuenti all'industria delle armi. Così non va».