La lotta in DPD va avanti
«La situazione nei depositi è migliorata, la lotta è servita. Le giornate sono ancora lunghe, ma intanto abbiamo già visto i primi risultati in termini di registrazione legale delle ore, in materia di salario e straordinari». A dirlo è uno dei tanti lavoratori DPD che ha deciso con coraggio di non rimanere inerme di fronte agli abusi denunciati da Unia lo scorso febbraio. L’azione sindacale non ha risolto tutti i problemi, ma quantomeno ha restituito dignità ai lavoratori e ha posto un limite allo sfruttamento del colosso nelle mani della Posta francese.
Un altro lavoratore dichiara: «In alcuni depositi, finalmente, si sono visti anche gli ispettori del lavoro. La repressione sindacale non è più percepibile come prima. È chiaro che ora la dirigenza non si sente più così forte. Siamo però ancora lontani da una situazione normale. Vogliamo un contratto degno al più presto. Vogliamo che la nostra rappresentanza sia riconosciuta. Occorre mantenere alta l’attenzione perché, una volta che i fari su DPD si saranno spenti, potrebbe tornare tutto come prima. Io non mi fido di un’azienda del genere».
Non è finita
L’obiettivo del sindacato e dei lavoratori che rappresenta è quello di sedersi al tavolo delle trattative con DPD per ottenere un Contratto collettivo di lavoro. Finora DPD d si è rifiutata di riconoscere Unia come partner sociale, nonostante il forte radicamento in azienda. Roman Künzler, responsabile Logistica e Trasporti all’interno di Unia, è anch’esso soddisfatto di quanto ottenuto finora: «Siamo riusciti a sindacalizzare molti lavoratori, abbiamo rotto il silenzio, ottenuto attenzione mediatica e alcuni risultati concreti. La nostra battaglia è stata apprezzata anche a livello europeo. Non è facile fare attività sindacale nel settore logistico. Abbiamo a che fare con molti lavoratori stranieri, spesso al loro primo incarico, e occorre dare loro sicurezza, ottenere fiducia, parlare la loro lingua. Molti di loro vivono con il terrore di perdere il permesso di soggiorno e quindi hanno bisogno di una doppia dose di coraggio. Ora però è necessario non abbassare la guardia. Ci sono altri obiettivi da raggiungere».
I controlli
DPD, come è ormai noto, scarica le sue responsabilità imprenditoriali sui subappaltatori. Questo metodo, definito da Unia «il sistema DPD», ha attirato l’attenzione di Postcom, l’istituzione federale preposta a regolare i servizi postali. Postcom si è accorta della crescente tendenza all’esternalizzazione nel mercato postale e ha deciso di rafforzare i controlli relativi alle condizioni di lavoro.
Postcom ha annunciato di essere già intervenuta, scoprendo irregolarità nei contratti di subappalto di un’azienda. Non ha fatto esplicitamente il nome di DPD ma, per Roman Künzler, «tutto lascia pensare che si tratti effettivamente del colosso francese. La nostra denuncia pubblica è stata inviata anche a Postcom, insieme alla richiesta esplicita di un intervento per ristabilire la legalità». Secondo Christian Egg, giornalista di Work che ha interpellato DPD in materia, l’azienda avrebbe lasciato intendere di essere finita sotto la lente di Postcom, senza tuttavia ammetterlo esplicitamente.