Stagionali solo per le autorità
Quando è venuto a sapere da Clara Sofia de Matos Carvalho e Ângela Tavares, segretarie sindacali Unia della sezione dell’alto Vallese, di aver ricevuto il permesso di domicilio, Adão Costa non poteva crederci. Le istituzioni cantonali e federali ci hanno messo due anni per concedere un diritto sancito chiaramente dalla legge. Il lavoratore portoghese aveva ormai perso speranza e fiducia.
Una vita di sacrifici
Adão Costa ha il dono della gentilezza e quello del sorriso, eppure la sua vita non è stata semplice. L’edile di Porto, un tuttofare sui cantieri alpini del Vallese, lavora lontano da casa da più di 20 anni e non ha potuto vedere i suoi figli crescere. È partito per la Germania più di vent’anni fa, ancor prima che la sua secondogenita nascesse, e nel 2005 si è trasferito in Svizzera. Sembra quasi giustificarsi Costa quando afferma: «Sono nato in una famiglia poverissima. Andavo a scuola a piedi nudi. Per i miei figli desideravo una vita migliore. Per questo sono partito». Per lui non è stato facile: «La solitudine è la malattia più difficile da combattere quando la famiglia è così lontana». Il suo sacrificio non è però stato invano: il suo primogenito è diventato ingegnere elettronico e sua figlia sta per laurearsi come fisioterapista.
Contratti temporanei
Il Vallese è interessato particolarmente dal lavoro stagionale. È per questo che in questa regione, stando alle statistiche federali del 30 giugno 2019, c’erano 3327 dimoranti temporanei (permesso L), più di ogni altro cantone svizzero. Molti di questi lavoratori sono però finti stagionali: «Molte aziende offrono per più anni contratti di durata inferiore ai 365 giorni, anche di 363 o 364 giorni, e per questo al lavoratore è concesso soltanto il permesso L. Ad Adão Costa è successo proprio questo. Ci sono moltissimi casi come il suo, difficili da quantificare», afferma indignata Carvalho. È lo stesso lavoratore portoghese a confermarlo: «La maggior parte dei colleghi che incontro sui cantieri vive questa situazione di precarietà e anche per questo che ho deciso di rivolgermi al sindacato».
L’avvocato dei migranti
Venuta a conoscenza della situazione, Marília Mendes, segretaria nazionale per la migrazione, ha deciso di richiedere una consulenza all’avvocato romancio Marc Spescha, tra i maggiori esperti di diritto per gli stranieri in Svizzera e docente dei corsi di formazione sindacale su tale tema. Marc Spescha ha da subito sottolineato che, nel caso di Costa, c’erano gli estremi per ottenere un permesso di domicilio. A dirlo non era la Legge sugli stranieri e nemmeno la Legge sulla libera circolazione, bensì un accordo tra Svizzera e Portogallo del 1990, simile ad altri accordi che la Confederazione ha firmato con altri paesi (vedere riquadro), che facilita il rilascio del permesso di domicilio. L’avvocato, che lavora a Zurigo, ha cominciato così ad assistere l’edile nella richiesta del permesso desiderato.
Le difficoltà
Quello che sembrava un procedimento semplice e relativamente veloce, si è trasformato in un’odissea: «Gli accordi di domicilio con questi paesi parlano chiaro: dopo 5 anni di soggiorno ininterrotto, il lavoratore ha diritto a ottenere il permesso C e questo in ogni caso, anche se è in possesso del permesso L. È incredibile che gli uffici della migrazione non considerino o non conoscano queste leggi», ha affermato Marc Spescha. L’avvocato ha rincarato la dose: «Per ottenere una risposta dall’Ufficio migrazione ho dovuto fare ricorso al Consiglio di Stato per diniego di giustizia. Quando la risposta è arrivata, l’Ufficio migrazione ha comunque rifiutato di concedere il permesso C al mio assistito. Per loro era semplicemente impossibile passare da un permesso L a un permesso C. Mi sono di nuovo rivolto al Consiglio di Stato contro questa decisione e mi hanno finalmente dato ragione. Il tutto è durato però ancora mesi a causa delle lungaggini burocratiche tra Ufficio migrazione e la Segreteria di Stato della migrazione».
Lieto fine
Ad oggi il permesso C non è ancora nelle mani di Adão, ma ormai è fatta. Grazie a questo caso, ora non dovrebbero esserci più problemi o lungaggini burocratiche per i lavoratori in possesso dei requisiti per ottenere il permesso C. Adão Costa, nei due anni che lo separano dalla pensione, potrà dormire sonni tranquilli, senza preoccuparsi del rinnovo del permesso e di altre noie burocratiche legate al permesso temporaneo: «Con il permesso C, si può pianificare meglio la vita, si esce dalla precarietà, si ottengono molti vantaggi. Io fra un po’ andrò in pensione e mi preparo a girare il mondo con mia moglie per recuperare il tempo perduto. Sono contento soprattutto perché questa vittoria potrà facilitare la vita di molti colleghi che si trovano nella mia stessa situazione ma devono lavorare più a lungo rispetto a me».
Dal permesso L a quello C
Il permesso di domicilio (permesso C) garantisce un diritto di soggiorno illimitato e senza vincoli, fornisce quindi maggiori sicurezze al lavoratore migrante. Chi possiede questo permesso ha una vita più facile: oltre ad avere benefici fiscali, perché messo nelle condizioni di detrarre alcune spese in maniera semplice grazie all’annuale dichiarazione dei redditi, non deve pagare continuamente per il rinnovo del permesso, ha meno difficoltà nel momento in cui deve ricevere il sussidio di disoccupazione, può richiedere crediti in banca, può acquistare casa, paga meno per l’assicurazione auto, soltanto per citare alcuni dei vantaggi. Secondo la Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione, il permesso C è concesso dopo dieci anni di residenza ininterrotta su territorio svizzero. Il Trattato di libera circolazione delle persone con la Ue non contiene alcuna indicazione in materia di rilascio del permesso di domicilio. In virtù degli accordi di domicilio che la Svizzera ha stretto negli anni o di considerazioni di reciprocità, le persone provenienti da Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia, nonché da Canada, Lichtenstein e Stati Uniti, hanno diritto a ottenere il permesso C dopo 5 anni di residenza ininterrotta. Per ottenerlo occorre rivolgersi all’Ufficio migrazione cantonale e farne esplicita richiesta. Anche chi è in possesso di un permesso per dimoranti temporanei (permesso L), ha diritto a ottenere direttamente il permesso C. Non occorre quindi possedere per forza un permesso B e nemmeno dimostrare la conoscenza della lingua, occorre però non essere a carico dei servizi sociali e non avere condanne penali alle spalle.