Gli uomini dello sciopero
Nei mesi scorsi, si è parlato molto dei commenti maschili pieni d’odio e livore, sui social media o in diversi forum online, nei confronti delle donne e della loro volontà di protesta.
Pochi giorni prima dello sciopero, uno striscione, esposto da un gruppo di tifosi del Sciaffusa calcio, ha fatto scalpore: «Ci fottiamo e meniamo le donne di Winterthur», hanno dichiarato senza vergogna questi curvaioli. Ci sono stati casi in cui uomini in posizioni dirigenziali hanno ostacolato la partecipazione, non solo allo sciopero, ma persino alle manifestazioni del pomeriggio. C’è chi, tra giornalisti e opinionisti, ha avuto invece un atteggiamento di critica nei confronti dello sciopero, negando o sminuendo disparità, sessismo e discriminazioni evidenti. Queste reazioni, diffuse e preoccupanti, non sono state però le uniche. Molti uomini hanno supportato in maniera simbolica e concreta la protesta, rimanendo sempre in posizione di retroguardia. Per tutti era chiaro: le protagoniste del movimento e della protesta sono le donne.
Partecipazione maschile
Rispetto al 1991, gli uomini hanno contribuito a rendere le manifestazioni ancora più imponenti. Come ha dichiarato Elisabeth Joris, storica femminista, rispetto a 28 anni fa, gli uomini sono stati molto più presenti, in particolare durante le manifestazioni di protesta. Anche allora supportarono lo sciopero, ma rimasero soprattutto dietro le quinte in posizioni di supporto pratico». Quest’anno infatti erano molti gli uomini che manifestavano, spesso in compagnia di bimbi e bimbe, facilitando così la partecipazione delle loro compagne. Ci sono stati anche uomini che hanno dato libero sfogo alla fantasia e ideato slogan per l’occasione: «L’uomo di qualità non ha paura della parità» è stata forse la frase più popolare tra i diversi cartelloni esposti nelle diverse lingue della confederazione e delle minoranze migranti. La partecipazione maschile però non si è limitata alle manifestazioni.
Un aiuto concreto
Durante le fasi preparatorie dello sciopero, accanto ai vari collettivi femminili, si sono formati alcuni gruppi di uomini che hanno deciso di dare un contributo concreto alla protesta. Zurigo da questo punto di vista è stata all’avanguardia e ha visto la partecipazione attiva di 100 uomini solidali, oltre a quelli impegnati nei sindacati, nei partiti e in diverse associazioni. Come ha dichiarato Andreas Braem, uno degli uomini solidali di Zurigo, le attività di supporto coperte dagli uomini sono state molte: «Per quanto riguarda il contributo maschile allo sciopero non è semplice dividere il privato dal pubblico. Molti uomini si sono occupati dei lavori di casa e dei figli durante le fasi preparatorie per dare modo alle compagne di concentrarsi su contenuti e mobilitazione o semplicemente hanno contribuito a portare le tematiche della protesta in diversi contesti sociali attraverso strategie differenti. Accanto al supporto individuale si sono poi creati collettivi maschili, che hanno svolto mansioni che le donne e le altre minoranze di genere hanno lasciato loro più volentieri: traduzioni, ricerca di fondi, stampa di materiale propagandistico, cucina, servizio e altri compiti organizzativi».
Attivismo al maschile
Ci sono alcuni uomini che hanno portato i temi dello sciopero in contesti in cui il sindacato, purtroppo, non riesce a entrare: Ivan, ad esempio, impiegato in una multinazionale del settore finanziario, ha distribuito alcuni volantini in azienda, scatenando un dibattito tra colleghe e colleghi, e ha terminato prima del tempo la sua giornata lavorativa per partecipare alla manifestazione di Zurigo. Benjamin Zumbühl, che in precedenza era già intervenuto pubblicamente alla Women’s march di Zurigo, si è preso cura dei figli durante tutta la giornata ma non è voluto mancare alla manifestazione, partecipando alla sfilata dei passeggini di Berna. Anche Kevin Schmidli ha fornito supporto allo sciopero collaborando alla logistica, al montaggio e smontaggio delle strutture e alla realizzazione di striscioni. Tutti questi uomini sono rimasti in seconda linea ma lo hanno fatto con passione. Per loro è chiaro: «Le protagoniste del 14 giugno sono state le donne ma è importante che ora siano anche gli uomini a partecipare attivamente al dibattito sulla parità di genere», ha dichiarato Schmidli. La stessa posizione sostenuta, ad esempio, da Nicolas Zogg, dell’associazione mantello Männer. ch, che si batte perché anche gli uomini possano avere un ruolo attivo nella costruzione di rapporti tra i generi fondati su rispetto, uguaglianza e solidarietà.
I militanti di Unia
Le donne di Unia, le collaboratrici, le militanti, le iscritte hanno svolto un enorme lavoro. È alla loro passione e alle loro capacità che si deve buona parte del successo dello sciopero. Ci sono stati però militanti Unia che le hanno supportate con convinzione lungo tutto il percorso. Gli edili, in particolare, hanno mostrato grande sensibilità rispetto al tema. Eric Ducrey, ad esempio, muratore, ha addirittura presentato una mozione durante una conferenza di settore dell’aprile del 2019 per sostenere ufficialmente la lotta delle donne. Per lui, padre single, le rivendicazioni delle donne in materia di genitorialità lo riguardano da vicino. Molte volte, infatti, dopo una richiesta di permesso per stare a casa durante la malattia di uno dei figli, si è sentito rispondere: «Ma la mamma non c’è?». Tito Pilla, gruista e storico militante di Unia, ha appoggiato con convinzione lo sciopero: «Sono gruista e il cantiere dipende da me. Per poter andare via prima del dovuto mi sono organizzato e alle 14.30, con un collega, ho potuto così staccare e mi sono recato alla manifestazione. Siamo quasi nel 2020 e non è possibile vivere una tale situazione di diseguaglianza tra uomini e donne». I cantieri, in generale, non sono stati bloccati ma molti edili hanno voluto comunque mostrare la loro solidarietà attraverso piccole azioni che hanno reso questa giornata ancora più speciale.