Buon compleanno horizonte!
Horizonte è nato il 12 ottobre del 1998, soltanto pochi giorni dopo area. Il giornale, allegato dei periodici di Unia pubblicati nelle tre lingue nazionali, è uno strumento fondamentale per informare gli iscritti e le iscritte Unia di lingua portoghese, albanese, spagnola, turca, polacca e serbo-croato-bosniaca. Viene pubblicato 7 volte all’anno. Per celebrare questo anniversario, abbiamo deciso di intervistare Osman Osmani, instancabile coordinatore di horizonte e responsabile dell’edizione albanese del giornale.
Come nasce e si sviluppa il giornale horizonte?
Horizonte nasce come allegato dei giornali dei sindacati Flmo e Sei. Era stato pensato come progetto triennale, ma in breve tempo si è affermato come un importante strumento di informazione dei lavoratori e delle lavoratrici delle diverse comunità migranti presenti in Svizzera. Nel 2001 le copie stampate superavano di gran lunga i 50 000 esemplari. Nel tempo ha subito diversi cambiamenti dovuti a diversi fattori, tra cui la nascita di Unia. Oggi si stampano all‘incirca 57 000 copie.
Quali sono i temi principali trattati oggi dal giornale?
Il giornale riporta ovviamente notizie relative all’attività sindacale e fornisce importanti informazioni sulla terra di origine dei lavoratori migranti. Inoltre, horizonte concede spazio alle politiche migratorie svizzere e a quei temi che potrebbero interessare i diversi gruppi linguistici iscritti a Unia.
Cosa significa per Unia avere a che fare con così tante lingue e culture?
I soci di Unia senza passaporto svizzero hanno gli stessi diritti dei loro colleghi svizzeri e hanno a disposizione organi e strutture, la commissione e la conferenza della migrazione, in cui possono dire la loro. Le persone con origini migratorie eleggono propri delegati per i diversi organi sindacali. Da anni i sindacati svizzeri, ancor prima della fondazione di Unia, hanno compreso che per rafforzare il movimento dei lavoratori occorre essere aperti ai migranti. Unia stessa può essere considerata oggi la più grande organizzazione migrante del paese : più del 50 % dei nostri iscritti ha origini migratorie. Anche in tema di politiche migratorie, Unia ha posizioni davvero avanzate e all’avanguardia.
Come doppio cittadino sei impegnato anche per i lavoratori e il movimento sindacale del tuo paese d’origine?
Il sindacato Unia lavora in collaborazione con i sindacati dei paesi d’origine dei suoi soci. Nella mia funzione di segretario della migrazione sono in stretto contatto con i sindacati del Kosovo e dell’Albania. Per ora non c’è stato alcun progetto concreto ma le confederazioni sindacali kosovare e albanesi hanno chiesto a Unia di collaborare nell’ambito della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro.
Come hai reagito, come persona e come sindacalista, alle molte campagne xenofobe degli ultimi anni?
Ho speso tutte le mie energie per combatterle all’interno e al di fuori di Unia. Quest’ultima cerca in tutti i modi di contrastare, insieme ai suoi partner, gli attacchi della destra populista. Purtroppo si è costretti ad agire spesso in maniera difensiva. È importante che i sindacati, la sinistra in generale e i movimenti sociali prendano in mano la situazione in maniera più attiva per contrastare xenofobia e razzismo. Il settore migrazione di Unia ha speso molte energie per organizzare campagne con lo scopo di dimostrare l’importanza fondamentale dei migranti in settori fondamentali per la Svizzera come la sanità, la ricerca, le costruzioni, la gastronomia, soltanto per citarne alcuni.
Il clima xenofobo che ha caratterizzato la Svizzera in questi ultimi anni è venuto meno?
Assolutamente no, anzi c’è il pericolo che peggiori ulteriormente. Con l’approvazione di alcune iniziative populiste, la situazione delle persone senza passaporto svizzero è peggiorata. In questi ultimi anni sono stati messi in pericolo alcuni diritti delle migranti e dei migranti di questo paese.
Come può Unia migliorare ulteriormente il suo lavoro a favore dei lavoratori e delle lavoratrici migranti?
È importante continuare a rivolgersi a loro nella lingua materna, raggiungerli nei loro luoghi di ritrovo, discutere con loro e, ovviamente, reclutarli e attivarli all’interno del sindacato. Bisogna rafforzare ulteriormente la collaborazione con altre organizzazioni attive in ambito migratorio e con le associazioni della migrazione. Lavorare da sindacalista a contatto con la migrazione è un’attività affascinante ma complessa : occorre fare rete, intessere relazioni, essere presenti fisicamente ma anche conoscere le realtà della migrazione presenti in rete. Oggi le associazioni non sono più i soli luoghi di aggregazione dei migranti.