Lavoratori sotto pressione
La Segreteria di Stato dell’economia (Seco) ha pubblicato una parte dei risultati relativi alla Svizzera dell’Indagine europea sulle condizioni di lavoro, un’inchiesta realizzata ogni cinque anni fin dal 1990. I dati a disposizione permettono una comparazione delle condizioni di lavoro in Svizzera tra il 2005 e il 2015. L’indagine conferma a grandi linee i risultati a cui Unia è giunta nelle proprie analisi e in particolare nel recente sondaggio sullo stress in ufficio, pubblicato nel gennaio scorso.
Più lavoro, meno tempo
I risultati mettono in luce la grande pressione che grava sui dipendenti in Svizzera. Una pressione che si manifesta in particolare con un aumento del carico lavorativo che va di pari passo a minori possibilità di partecipazione. I risultati ottenuti da Unia sono confermati: la mancanza di tempo, le giornate di lavoro sempre più lunghe e il lavoro durante il tempo libero sono la causa più frequente di stress. Dai dati dell’indagine europea emerge che oltre il 60% degli intervistati è confrontato con ritmi di lavoro molto intensi e tempi di consegna sempre più stretti. A questo va aggiunto che i tempi di lavoro dei dipendenti a tempo pieno in Svizzera sono già oggi i più lunghi in Europa (42 ore in Svizzera contro le 39 nell’Unione europea). In Svizzera sono anche più frequenti le modifiche a breve termine dei tempi di lavoro (18,2% in Svizzera, 12,5% nell’Ue).
Meno autonomia
Le possibilità da parte dei dipendenti di partecipare alle decisioni che li riguardano sono inoltre diminuite sensibilmente. La facoltà di determinare autonomamente i propri ritmi di lavoro è diminuita dal 73% al 68%, quella di realizzare idee proprie dal 62% al 49%. Oltre un terzo degli intervistati dice si sentirsi spesso o sempre esausto alla fine della giornata di lavoro. In Svizzera negli ultimi dieci anni sono cresciuti anche i disturbi fisici, avvicinandosi alla media europea. Il motivo più frequente di stress fisico è la continua ripetizione degli stessi movimenti con le braccia e con le mani, come avviene spesso nelle aziende industriali o nel settore dei servizi (p. es. lavoro alla cassa).
Flessibilizzazione a senso unico
Unia è allarmata da questi dati. Gli orari troppo lunghi e la crescente difficoltà di pianificare le giornate di lavoro danneggiano la salute. Anche la Seco ammette che la possibilità di gestire autonomamente il proprio tempo di lavoro da parte dei dipendenti non va confusa con la richiesta di flessibilità delle aziende. Oggi si assiste a una flessibilizzazione unilaterale a scapito dei dipendenti. È evidente che in questa situazione Unia non può che opporsi fermamente ai tentativi di indebolire ulteriormente le norme sulla registrazione dell’orario di lavoro e sui tempi di lavoro e di riposo attualmente in discussione in parlamento.