Generali, le lezioni di una lotta
È stata una vicenda lunga e complessa, quella che ha coinvolto i dipendenti di Generali a Nyon. Nel novembre scorso l’assicuratore aveva annunciato l’intenzione di trasferire 108 posti di lavoro dal suo sito di Nyon ad Adliswil, nel canton Zurigo. Il personale si era immediatamente mobilitato, conferendo a Unia il mandato di difendere i suoi interessi. Di fronte all’atteggiamento ostruzionista della direzione, aveva fatto valere i propri diritti con due mezze giornate di sciopero. Un fatto inedito nel settore delle assicurazioni. A fine gennaio, grazie a un accurato lavoro di analisi del progetto di ristrutturazione durante la fase di consultazione, il personale aveva ottenuto la riduzione del numero di trasferimenti ad Adliswil.
Misure di accompagnamento
Ora, dopo lunghi negoziati, si è giunti finalmente alla firma di un piano sociale. Il piano prevede misure di accompagnamento per le impiegate e gli impiegati che accetteranno di andare a lavorare nel canton Zurigo, ma anche indennità di partenza (da uno a 8 mesi di salario) e misure di reinserimento professionale per gli altri dipendenti. In caso di licenziamento, i dipendenti saranno liberati immediatamente dall’obbligo di lavorare. Sono inoltre previsti un pensionamento anticipato a partire da 63 anni e un fondo sociale dotato di 100 000 franchi per i casi di rigore.
Piano sociale in chiaroscuro
Il piano sociale non ha però soddisfatto tutti : l’assemblea generale dei dipendenti lo ha approvato solo con il 60 % dei voti. E anche Unia, che non lo ha firmato, non nasconde le perplessità. «Indubbiamente il piano sociale di Generali è migliore rispetto a piani analoghi in altre aziende del ramo assicurativo», osserva Arnaud Bouverat, membro della direzione del settore terziario di Unia. «Tuttavia, anche tenendo conto della buona situazione finanziaria di Generali, non corrisponde agli standard minimi che il sindacato si aspetta. Tanto più che non protegge tutti i salariati di Generali, ma solo quelli toccati dalla ristrutturazione, e quindi non fornisce garanzie per il futuro.»
Organizzarsi per tempo
Ciononostante, l’esperienza della lotta del personale di Generali è ricca di insegnamenti per il sindacato. In un contesto segnato inizialmente da uno scarso grado di organizzazione, Unia è riuscita a dare sostegno e struttura alla mobilitazione e a mettere a frutto le competenze presenti fra i dipendenti, arrivando a un risultato negoziale che non era scontato. «La lezione che bisogna trarne è però che sarebbe meglio organizzarsi e aderire al sindacato prima che arrivi un ristrutturazione. Così si potrebbero ottenere risultati molto migliori.
Questo è tanto più importante in un settore in cui nei prossimi anni il processo di digitalizzazione comporterà grandi trasformazioni», dice ancora Bouverat. «In ogni caso abbiamo potuto constatare nuovamente, com’era stato il caso per la Novartis a Nyon, la capacità dei colletti bianchi di esercitare un grande influsso sul processo, grazie alle loro conoscenze specifiche. E questo corrisponde al metodo di Unia : garantire un’ampia partecipazione del personale.»
I semi della mobilitazione
Arnaud Bouverat ritiene del resto che il sostegno dato qualche anno fa da Unia alla mobilitazione dei dipendenti di Novartis a Nyon abbia avuto un ruolo importante anche nel favorire i contatti con il personale di Generali e a rendere più incisiva la mobilitazione. «Nella regione ci si ricordava che Unia era riuscita a impedire la partenza di Novartis. Inoltre c’era già la disponibilità a portare il discorso su un piano politico regionale e a creare un movimento di solidarietà al di fuori dei cancelli dell’azienda.» Guardando al futuro, Bouverat ritiene che la vicenda di Generali avrà ripercussioni anche in altre aziende del settore : «Chi ha vissuto una lotta sindacale, porta con sé quell’esperienza anche altrove.»