Lievi aumenti salariali
« Se si guarda ai risultati delle trattative salariali degli ultimi anni, dove in molti casi non c’è stato nessun aumento, i risultati ottenuti quest’anno sono meglio di niente », osserva Beat Baumann, economista di Unia. « Gli aumenti sono tuttavia esigui. Molti accordi fissano un aumento tra lo 0,5 % e l’1 %, vale a dire tra i 20 e i 50 franchi al mese. È troppo poco, considerando che per l’anno prossimo si prevede una ripresa del rincaro e che i premi delle casse malati aumenteranno sensibilmente. Per non parlare dell’aumento dei contributi per le casse pensioni ».
Edilizia in forse
L’aumento più consistente, pari all’1,7 %, è stato ottenuto finora presso l’azienda farmaceutica Cilag con sede a Sciaffusa, filiale della multinazionale statunitense Johnson & Johnson. Carrozzieri, artigiani del mobile, dipendenti della Valora e altri rimarranno invece a bocca asciutta. Nell’edilizia le trattative sono ancora in corso. Unia chiede un aumento generalizzato di 80 franchi al mese. La Società svizzera degli impresari costruttori non ne vuole discutere.
Aumento dei salari minimi
In alcuni rami – quali per esempio l’albergheria, i rami affini all’edilizia nella Svizzera romanda, le pulizie e i lavori domestici – il mancato incremento dei salari sarà almeno parzialmente compensato da un aumento dei salari minimi, in alcuni casi relativamente consistente. Anche l’industria orologiera e della microtecnica, che a fronte di un crollo delle esportazioni non ha concesso aumenti salariali, offrirà ai suoi dipendenti migliori prestazioni nell’ambito per esempio del congedo maternità e paternità e dei contributi per i premi delle casse malati.
Profitti e salari
In generale, i datori di lavoro hanno fatto però orecchio da mercante rispetto alla rivendicazione dei sindacati di compensare il forte aumento dei premi delle casse malati nell’ambito delle trattative salariali. « La compensazione prevista dal CCL dell’industria orologiera dimostra che l’argomento non è del tutto campato in aria. Alla fine i premi incidono sensibilmente sul potere d’acquisto dei dipendenti », rileva Beat Baumann. « In ogni caso un certo margine di manovra per aumenti salariali più consistenti ci sarebbe stato, se si considera che la produttività è aumentata complessivamente dell’1 %. Il fatto che la media degli aumenti salariali non corrisponda a questa percentuale significa che i benefici di una maggiore produttività vanno a vantaggio dei profitti invece che dei salari ».