«Non ci lasceremo sopraffare!»
Di questi tempi tira una brutta aria in parlamento, soprattutto quando si parla di pari opportunità. La maggioranza borghese scaturita dalle urne lo scorso autunno non ne vuole sapere di promuovere i diritti delle donne. Durante il dibattito in Consiglio nazionale sul programma di legislatura, esponenti dell’UDC sono arrivati ad affermare, contro ogni evidenza statistica, che la parità salariale è già raggiunta.
Rivendicazioni necessarie
«Eppure le pari opportunità delle donne sul posto di lavoro e nella società non sono la rivendicazione di una minoranza!», insorge Corinne Schärer, membro della direzione di Unia. «Le donne si fanno carico di più della metà del lavoro svolto in Svizzera, in buona parte senza essere remunerate. Continuano a guadagnare il 15 % in meno degli uomini per l’uguale lavoro e sono in gran parte attive in professioni a basso salario».
Controllo dei salari
Per le 120 donne riunite a Basilea il 20 e 21 maggio a Basilea per l’ottava conferenza delle donne di Unia è chiaro che l’atteggiamento ostruzionista del parlamento non è un buon motivo per lasciar cadere le braccia. «Difenderemo i nostri diritti con tutti i mezzi a nostra disposizione E questo non basta, no! Continueremo a chiedere l’estensione dei diritti delle donne. Non ci lasceremo sopraffare!», si legge in una delle due risoluzioni adottate dalla conferenza. La risoluzione chiede che il Consiglio federale non abbandoni il progetto di revisione della legge sulla parità dei sessi, affinché si arrivi a instaurare un controllo dei salari efficiente nelle imprese. Inoltre ribadisce l’opposizione all’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne.
Come in altri paesi europei
Un altro punto centrale della risoluzione riguarda la questione del congedo parentale. Oltre al rafforzamento del congedo maternità e l’introduzione di un congedo paternità, le donne di Unia rivendicano un congedo parentale. «Il congedo permette alle famiglie di riorganizzarsi dopo la nascita di un bambino e di ridefinire i rispettivi ruoli dei partner, favorendo l’impegno professionale delle donne», osserva Corinne Schärer. «È una misura che esiste già nella maggior parte dei paesi europei e permetterebbe di coniugare meglio vita professionale e famiglia e anche di ovviare alla carenza di personale qualificato, a tutto vantaggio dell’economia svizzera».
Il modello a cui guardano le donne di Unia è quello proposto dalla commissione federale per le questioni femminili: un congedo familiare di 24 settimane complessive, a cui è possibile ricorrere dopo il congedo maternità e l’eventuale congedo paternità. Il congedo comprende una quota obbligatoria per ognuno dei due partner.