Unia difende i tassisti
Il mondo dei taxi è in continuo fermento. A Parigi come a Milano Uber, la società californiana, che con la sua app fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato, sta mettendo scompiglio in un settore dove le condizioni di lavoro sono già da tempo molto difficili.
13 franchi all’ora
A Basilea «in 15 anni i salari dei tassisti e delle tassiste sono scesi della metà», afferma Rita, una lavoratrice che da 26 anni fa con piacere questo mestiere nella città renana. Si calcola che il salario lordo vari tra 13 e 17 franchi all’ora e solo pochi arrivino a più di 20 franchi all’ora.
Per adattare la normativa al mercato interno e all’accordo sulla libera circolazione, le autorità renane hanno varato una nuova legge sui taxi. Il sindacato riponeva molte speranze in questa legge, ma è stato deluso. Per questo la Regione nordoccidentale di Unia ha lanciato con successo il referendum e adesso ha tra l’altro il sostegno della sinistra locale. «Il nostro compito è di difendere gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori», afferma Roman Künzler del sindacalo Unia locale, spiegando le ragioni del referendum. Un punto dolente è il numero dei taxi in circolazione. «Ce ne sono troppi! Per questo gli affari scendono e con loro le remunerazioni», afferma. «Se passa la legge ancora più colleghi saranno così costretti a ricorrere all’assistenza sociale», fa notare Rita. Insomma alla fine è lo stato che sovvenziona indirettamente il settore.
Si rischia il caos
Domani ci potrebbero essere ancora più tassisti: la legge autorizzerebbe infatti ad esercitare anche i conducenti di altri cantoni e di oltre frontiera. Per garantire la qualità, a Basilea città i tassisti devono superare un esame, ma non anche quelli di Basilea campagna. È una situazione ingiusta, rileva preoccupato il sindacato. A rischio vi è la qualità del servizio. Perché non è sicuro che le nuove persone abbiano la formazione adeguata e neppure che i passeggeri siano bene assicurati.
C’è poi l’aspetto Uber. La nuova legge, che non prevede l’obbligo di una contratto collettivo di lavoro che prima c’era, non tiene conto neppure delle nuove forme di imprese di trasporto. Quindi si può considerare vecchia già prima di entrare in vigore, fanno notare i suoi avversari. Senza investire neanche un centesimo sul territorio, Uber si accaparra già una bella fetta del giro d’affari. I suoi conducenti – si fa notare da più parti – non sono tenuti a superare esami e esercitano solo quando vogliono. I tassisti non lo possono fare, perché devono garantire sempre un servizio continuato. In questo modo la legge non li protegge dal rischio di concorrenza sleale. E – conclude la tassista Rita – si rischia il caos. Per evitarlo c’è un solo modo: mettere un no nelle urne.