Il movimento per il clima non si è mai fermato durante questi mesi. La sua presenza mediatica non è più forte come un tempo, ma l’energia e l’entusiasmo sono rimaste le stesse. La pandemia è stata l’occasione per elaborare e approfondire un piano di rivendicazioni climatiche, presentato lo scorso gennaio, che sfiora le 400 pagine. Venerdì 19, il movimento è tornato però in strada, nel rispetto delle normative vigenti, per solidarizzare con lo sciopero globale e preparare il terreno per la grande mobilitazione nazionale del 21 maggio 2021.
Il piano del movimento non è uno scherzo. Attivisti e attiviste hanno chiamato a raccolta numerosi specialisti provenienti dal mondo accademico e professionale. Sono state elaborate 138 proposte su diversi temi, frutto di mesi di discussione. L’ambiente è ovviamente al centro: tra le proposte più importanti c’è quella di abolire l’utilizzo dei combustibili fossili. Il lavoro non è però meno importante: la formazione di base e continua, ad esempio, è il perno attorno a cui costruire la svolta ecologica senza lasciare indietro nessuno.
L’obiettivo ambizioso è di arrivare a emissioni zero entro il 2030. Per Lena Bühler, attivista bernese, «il piano è molto elaborato ma è ancora migliorabile. Vogliamo farlo conoscere, discuterlo, ottenere dei riscontri, farlo crescere ulteriormente. Si tratta ancora di una bozza e ci aspettiamo di coinvolgere sempre più persone in futuro».
Per Peppina Beeli, co-responsabile del dossier climatico per Unia, «il piano è di grande qualità, prende in considerazione tutti gli aspetti della crisi climatica. Per ogni rivendicazione viene effettuata un’analisi sociale. La direzione è sicuramente quella giusta».
Anche il Ticino il movimento è vivo e vegeto e ha convocato attivisti e attiviste a Bellinzona, in Piazza del Sole. Siro Pedrazzi, tra i più attivi nel movimento, non lo nasconde: «Abbiamo deciso di concentrare la nostra protesta a Bellinzona. Ci saranno state al massimo 80 persone e abbiamo elaborato un piano per rispettare a pieno le misure di protezione della salute. Per noi è stato importante tornare in piazza, essere presenti fisicamente in un unico luogo».
La forma scelta è stata quella della performance: «In piazza abbiamo voluto mettere in scena una protesta creativa e attraverso questa invitare la popolazione ad attivarsi, a riunirsi in gruppi di lavoro per preparare il grande sciopero di maggio. Con questa protesta abbiamo pensato globalmente, con lo sciopero di maggio vogliamo invece agire localmente. È importante coinvolgere fin da subito diversi settori della società, allargare il movimento».