Cinque anni di analisi salariali – un anniversario triste

Una trentina di donne appartenenti a diverse organizzazioni progressiste protestano sulla Piazza federale di Berna. Sono in piedi davanti a una gigantesca torta di polistirolo viola. I singoli pezzi di torta simboleggiano le rispettive lacune della legge sulla parità di genere.
In qualità di membro della «Coalizione contro la discriminazione salariale» Unia protesta contro una legge sulla parità dei sessi che non prevede né controlli né sanzioni (foto: Unia)
In qualità di membro della «Coalizione contro la discriminazione salariale», oggi a Berna Unia ha tracciato un bilancio sconfortante. La legge riveduta sulla parità dei sessi, in vigore da cinque anni, presenta gravi lacune. Esigiamo controlli salariali e sanzioni, l’abolizione della clausola di caducità e una maggiore trasparenza.

A cinque anni dall’introduzione dell’obbligo di eseguire un’analisi della parità salariale, le ultime statistiche mostrano che le differenze salariali si attestano ancora al 16 per cento. La discriminazione salariale diretta, cioè la parte di queste differenze salariali non riconducibile a criteri oggettivi, è aumentata e si attesta al 48 per cento delle disparità salariali constatate. Per le donne questa percentuale equivale in media a circa 8000 franchi di salario in meno all'anno, semplicemente per il fatto di essere donne.

Non sorprende quindi che anche il bilancio intermedio stilato in marzo dal Consiglio federale sia altrettanto sconfortante: più della metà delle aziende non si attiene alle disposizioni vincolanti della legge sulla parità dei sessi (LPar) per quanto riguarda le analisi salariali. L’ultima revisione della LPar è quindi stata un doppio fallimento.

La LPar va ancora rivista

La «Coalizione contro la discriminazione salariale», una rete che include oltre 53 organizzazioni e personalità, si è riunita oggi a Berna attorno a una grande torta di compleanno simbolica, per celebrare questo triste anniversario. Il 1° luglio 2020 è entrato in vigore l’obbligo di eseguire un’analisi della parità salariale per le aziende a partire da un organico di 100 persone, al fine di individuare possibili discriminazioni salariali. Le otto oratrici hanno colto l’occasione per evidenziare le lacune della legge paragonandole a fette di torta mancanti.

Vania Alleva, presidente del sindacato Unia, ha deplorato l'assenza di sanzioni: «Nulla obbliga le aziende a rispettare la legge. E anche se dovessero scoprire delle disparità salariali ingiustificate, non hanno alcun obbligo di correggerle. È ora che i datori di lavoro smettano di farla franca: servono sanzioni concrete.»

La Coalizione chiede inoltre:

  • L’obbligo a carico delle aziende di porre fine alla discriminazione salariale!
  • L’abolizione della clausola di caducità – l’uguaglianza non può avere una data di scadenza!
  • Maggiore trasparenza ed estensione dell’obbligo di eseguire un’analisi della parità salariale anche alle aziende a partire da 50 dipendenti!

La Coalizione contro la discriminazione salariale esorta il Parlamento e il Consiglio federale a confrontarsi ulteriormente con il tema della parità salariale e a sottoporre la legge sulla parità dei sessi a una nuova revisione. Servono finalmente strumenti efficaci per contrastare la discriminazione salariale. Dal canto suo, la Coalizione elaborerà un nuovo progetto di legge entro la fine del 2027.

Link correlati