I risultati delle analisi della parità salariale sono sconfortanti: un quinto delle aziende non ha effettuato alcuna analisi, un terzo non ha disposto una verifica dell’analisi effettuata e la metà non ha pubblicato i risultati. La revisione della legge non ha praticamente arginato i divari retributivi discriminatori e le aziende non rispettano una legge che è comunque insufficiente. È scandaloso!
Urge una nuova revisione della legge sulla parità
Come parte della Coalizione contro la discriminazione salariale, Unia critica aspramente l’inadeguatezza delle disposizioni di legge. Unia chiede:
La vera portata della discriminazione: le donne guadagnano il 43,2% in meno degli uomini. La disparità salariale nel settore privato ammonta al 18% circa, ma questa percentuale non tiene conto delle perdite delle donne dovute al lavoro a tempo parziale, che riguarda due terzi delle donne. In Svizzera il vero divario retributivo, misurato dal Gender Overall Earnings Gap (GOEG), è del 43%. Questo indicatore misura il reddito di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, tenendo conto del loro grado di occupazione. Esso fornisce un quadro molto chiaro dei divari retributivi in Svizzera.
La Svizzera detiene un triste primato: le persone occupate a tempo pieno lavorano 42 ore a settimana. Quest’elevata media di ore lavorative settimanali costringe molte donne a lavorare a tempo parziale per conciliare il lavoro retribuito e il lavoro di cura e assistenza. Le donne prestano in media 30 ore di lavoro non retribuito a settimana, ad esempio per occuparsi dei figli, delle faccende domestiche o dell’assistenza a malati e anziani.
Questo lavoro non retribuito non solo fa funzionare la società, ma è anche una delle cause principali alla base della dipendenza economica delle donne. Chi presta un lavoro non retribuito ha meno reddito, meno sicurezza sociale e meno tempo da dedicare al riposo o al perfezionamento. Ecco perché l’8 marzo le donne di Unia organizzeranno varie azioni regionali per chiedere una riduzione dell’orario di lavoro per tutte e tutti, a parità di salario. L’obiettivo è avere più tempo libero, una salute migliore e una maggiore parità.