Nel 2022 l’elettorato svizzero aveva accettato di strettissima misura (50,55% di sì) AVS21, un progetto di smantellamento delle pensioni che prevedeva l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni per contrastare le apparenti difficoltà finanziarie dell’AVS. Nelle loro affermazioni, i fautori della riforma si basavano sulle cifre pubblicate dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS). Nel corso dell’estate è emerso tuttavia che queste cifre erano errate e stimavano le uscite dell’AVS in eccesso per svariati miliardi di franchi. A questo punto risulta chiaro che il pilastro più importante e più sociale del sistema di previdenza poggia su basi solide, proprio come hanno sempre sostenuto i sindacati. Le informazioni fuorvianti veicolate durante la campagna della votazione hanno suscitato comprensibilmente grande indignazione tra la popolazione. Diverse donne, sostenute da Unia, hanno presentato ricorso contro l’esito dello scrutinio, tra cui anche la segretaria regionale di Unia Neuchâtel, Silvia Locatelli.
Il Tribunale federale attribuisce un peso maggiore alla certezza del diritto che alla precaria situazione pensionistica delle donne. Resta il fatto che attraverso l’innalzamento dell'età di pensionamento delle donne si è risparmiato unicamente sulle loro spalle, sebbene percepiscano rendite inferiori. Per questa ragione la maggioranza delle donne aveva bocciato il progetto in votazione.
«Questa decisione è un duro colpo per le donne in Svizzera. Perché resta il fatto che le donne vengono derubate di un intero anno di pensione. E questo in un sistema che già le penalizza... Abbiamo bisogno di soluzioni che migliorino in modo sostanziale le rendite delle donne. Continueremo a lavorare per raggiungere questo traguardo, anche nel quadro delle nostre alleanze» ha dichiarato Vania Alleva, presidente di Unia, nel suo discorso di fronte al Tribunale.
Unia è delusa dalla decisione poco coraggiosa a cui è giunto il Tribunale federale. A questo punto esortiamo la politica e le associazioni padronali ad adottare misure concrete: salari equi per le donne, riconoscimento del loro lavoro di cura non remunerato nel sistema di assicurazioni sociali ed eliminazione del divario di genere in materia pensionistica. È ora di mettere fine a queste disparità, una volta per tutte.