La legge sulla parità è inadeguata: le donne lavorano troppo e guadagnano troppo poco

Il bilancio intermedio delle analisi salariali lo dimostra: l’ultima revisione della legge sulla parità dei sessi (LPar) è insufficiente. Le aziende ignorano la disparità salariale e il mandato della legge sulla parità dei sessi. La verità è che spesso le donne lavorano a tempo parziale e continuano comunque a farsi carico di due terzi del lavoro di cura e assistenza non retribuito. Di conseguenza devono far fronte a gravi divari retributivi, povertà e dipendenza economica. L’8 marzo le donne di Unia chiedono una riduzione dell’orario di lavoro settimanale per tutte e tutti!

Il Consiglio federale ha appena pubblicato il rapporto sulle analisi della parità salariale. Nel 2020, con la revisione della legge sulla parità dei sessi, queste analisi salariali sono diventate obbligatorie per le aziende con più di 100 dipendenti. I risultati sono sconfortanti: un quinto delle aziende non ha effettuato alcuna analisi, un terzo non ha disposto una verifica dell’analisi effettuata e la metà non ha pubblicato i risultati. La revisione della legge non ha praticamente arginato i divari retributivi discriminatori e le aziende non rispettano una legge che è comunque insufficiente. È scandaloso!

Urge una nuova revisione della legge sulla parità

Come parte della Coalizione contro la discriminazione salariale, Unia critica aspramente l’inadeguatezza delle disposizioni di legge e per questo chiede:

  • l’obbligo a carico di tutte le aziende di effettuare regolarmente un’analisi della parità salariale, a prescindere dalle loro dimensioni;
  • controlli statali e sanzioni efficaci per le aziende che non intervengono in presenza di discriminazioni salariali;
  • una comunicazione chiara dei risultati al personale.

Il divario retributivo delle donne ammonta al 43%

La vera portata della discriminazione: le donne guadagnano il 43,2% in meno degli uomini.

La disparità salariale nel settore privato ammonta al 18% circa, ma questa percentuale non tiene conto delle perdite delle donne dovute al lavoro a tempo parziale, che riguarda due terzi delle donne. In Svizzera il vero divario retributivo, misurato dal Gender Overall Earnings Gap (GOEG), è del 43%. Questo indicatore misura il reddito di tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, tenendo conto del loro grado di occupazione. Esso fornisce un quadro molto chiaro dei divari retributivi in Svizzera.

Riduzione dell’orario di lavoro: la soluzione per una vera parità

La Svizzera detiene un triste primato: le persone occupate a tempo pieno lavorano 42 ore a settimana. Quest’elevata media di ore lavorative settimanali costringe molte donne a lavorare a tempo parziale per conciliare il lavoro retribuito e il lavoro di cura e assistenza. Le donne prestano in media 30 ore di lavoro non retribuito a settimana, ad esempio per occuparsi dei figli, delle faccende domestiche o dell’assistenza a malati e anziani.

Questo lavoro non retribuito non fa solo funzionare la società, ma è anche una delle cause principali alla base della dipendenza economica delle donne. Chi presta un lavoro non retribuito ha meno reddito, meno sicurezza sociale e meno tempo da dedicare al riposo o al perfezionamento. Ecco perché l’8 marzo le donne di Unia organizzeranno varie azioni regionali per chiedere una riduzione dell’orario di lavoro per tutte e tutti, a parità di salario. L’obiettivo è avere più tempo libero, una salute migliore e una maggiore parità.