Una valanga di firme
Basta scorrere la lista dei firmatari e delle firmatarie per capire quanto il tema sia sentito. Hanno sottoscritto consigliere nazionali e casalinghe, sindacaliste e contadine, medici e infermiere, redattrici e studenti, ma anche tanti uomini. Insieme si sono trovati uniti nell’affermare che l’articolo sulla parità che è nella costituzione dal 1981 non può essere degradato a un semplice articolo congiunturale.
È un nervo sensibile
Le stesse promotrici (un ampio ventaglio di organizzazioni femminili e sindacali) sono state sorprese dal successo di questo appello, lanciato pochi giorni prima della manifestazione del 7 marzo che ha portato in piazza ben 12 000 persone. «La forte adesione ai due eventi e la prova che abbiamo toccato un nervo sensibile delle donne», afferma Corinne Schärer, la dirigente di Unia che da tempo è impegnata in difesa delle donne.
Il manifesto adesso è arrivato nella mani della Consigliera federale Simonetta Sommaruga. Le promotrici l’hanno incontrata il lunedì successivo alla manifestazione per consegnarle la busta con la lunga lista di sottoscrizioni. La consigliera federale le ha accolte simbolicamente proprio davanti alla porta del Consiglio nazionale. È lì che in futuro dovranno essere dibattute le modifiche di legge che il governo vuole realizzare per permettere migliori controlli salariali e garantire così la parità in busta paga.
Niente di rivoluzionario
«Siamo consapevoli che convincere il parlamento non sarà facile, ma le donne hanno mostrato con la manifestazione e con il manifesto di essere decise a far valere i loro diritti. I partiti borghesi non possono continuare a negare l’evidenza», afferma Schärer. Tanto più che le proposte avanzate dal governo non hanno nulla di rivoluzionario e i sindacati sono decisi a mettere in campo le loro forze per ottenere miglioramenti.