Sempre meno cassiere
Il consumatore è diventato volente o nolente anche un lavoratore gratuito. Ormai facciamo il pieno di benzina, perché il pompista è diventato una rarità, ritiriamo i soldi al bancomat, ciò che ha permesso alle banche di ridurre il numero degli sportelli, e da alcuni anni a questa parte svolgiamo sempre più anche il lavoro della cassiera al supermercato. Succede alla Migros, alla Coop o all’Ikea, tanto per fare qualche esempio.
Si perde meno tempo?
Il sistema del self-scanning è arrivato solo da pochi anni, ma si sta espandendo a macchia d’olio. Ha cominciato la Coop nel 2005. La Migros è arrivata nel 2011. Adesso è presente soprattutto nelle grandi superfici in centinaia di supermercati in ogni parte del paese. La novità non lascia indifferente a giudicare dai commenti che la gente rilascia ogni volta che il tema viene affrontato sui giornali. C’è chi lo ama e chi invece preferisce la cassiera o pagare in contanti.
Se si chiede ad un cliente perché lo usa, molto spesso risponde perché perde meno tempo. Difficile dire se sia vero. Quello che è certo, dicono gli esperti, è che quando non si aspetta, ma si fa qualcosa il tempo passa più in fretta. Attualmente questo sistema è utilizzato dal 15 al 20% degli acquirenti e l’obiettivo per esempio della Migros, ha recentemente dichiarato ad una trasmissione televisiva per i consumatori Tristan Cerf, un suo portavoce, è di arrivare col tempo al 25 %. «E’ evidente che in questo modo i grandi distributori risparmiano lentamente sulla mano d’opera», afferma Natalie Imboden, che a Unia si occupa del settore della vendita.
Aumenta la produttività
Se i clienti alla cassa sono di meno, le venditrici vengono assegnate a svolgere altre mansioni.
«Il lavoro richiede e le commesse assolvono mansioni che avrebbero dovuto essere eseguite da altre persone», fa notare Imboden. Ciò significa che la loro produttività aumenta, ma vi è anche il rischio che i posti vacanti non siano sostituiti e/o che cali il numero delle nuove assunzioni. «Come sindacato monitoriamo la situazione per capire quali sono le conseguenze sul numero di lavoratori del settore», aggiunge la sindacalista.
I grandi distributori si difendono. Assicurano che il personale non diminuisce perché, fanno notare, con l’introduzione del nuovo sistema piti per le commesse: devono per esempio assistere i clienti. In effetti, una venditrice passa da un self-checkout all’altro per aiutare chi non riesce a far leggere il prodotto, ha dimenticato di pesare la frutta o cerca di capire come utilizzare i buoni e ricevere gli sconti promessi.
Controlli a campione
Queste casse che promettono rapidità, talvolta si rivelano bel altra cosa. Dopo aver ultimato l’operazione e pagato l’importo della merce acquistata, un cliente può venire scelto a caso, per i cosiddetti controlli a campione. È pregato di recarsi dal personale di servizio che passerà allo scanner tutti gli acquisti per controllare se ha fatto bene il suo «lavoro».
L’esperienza talvolta si è rivelata spiacevole. Chi legge l’importo dei prodotti a mano a mano che li prende dagli scaffali e li mette nel carrello con un apparecchio ritirato entrando nel negozio può talvolta essersi distratto e aver commesso un errore. Se viene scoperto e l’importo che manca è importante si può ritrovare anche nella spiacevole situazione di essere sospettato di furto. Non mancano le testimonianze in proposito e c’è chi ha rinunciato a continuare a usare le nuove tecnologie ricorrendo al vecchio sistema della commessa.
«Noi come sindacato davanti a questo cambiamento tecnologico, chiediamo che le lavoratrici ricevano un adeguato aggiornamento professionale viste le nuove e mutevoli mansioni che devono attuare», conclude la sindacalista di Unia, che intende adesso sensibilizzare le commesse di Unia sulla nuova problematica.