S’intitola «Arbeits- und sozialversicherungsrechtliche Fragen der Sharing Economy» (Schulthess Verlag) lo studio del Prof. Kurt Pärli (Università di Basilea) presentato da Unia a Berna lo scorso 3 dicembre. L’esperto di diritto nella sua ricerca mostra perché i collaboratori delle piattaforme dovrebbero essere trattati come dipendenti.
Sottrazione indebita
I lavoratori indipendenti non hanno le stesse coperture assicurative di quelli dipendenti. Durante la conferenza stampa, Roman Künzler, responsabile logistica e trasporti di Unia, ha stimato che Uber, a partire dal suo arrivo in Svizzera nel 2013, ha sottratto tra i 63 e i 99 milioni di franchi di contributi sociali all’anno ai lavoratori. Questi, essendo considerati lavoratori dipendenti dalle assicurazioni sociali, non possono versare nemmeno personalmente i contributi sociali e quindi sono costretti paradossalmente a lavorare in nero. Per questo motivo, Uber e le piattaforme causano un enorme danno anche alle assicurazioni sociali.
Le soluzioni
Il sindacato Unia invita le autorità a prendere subito dei provvedimenti sulla scorta del Cantone di Ginevra. Tutti gli Uffici cantonali del lavoro possono infatti determinare se un’impresa è sottoposta alla Legge sul lavoro, gli organi di controllo cantonali devono effettuare controlli contro il lavoro nero, le casse di compensazione dovrebbero essere tenute a controllare, sollecitate dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, se le persone sono registrate presso i loro uffici e, infine, la Seco deve coordinare gli sforzi dei cantoni. Per Vania Alleva, Presidente di Unia, «È importante che la politica non legittimi il dumping delle piattaforme, come stanno cercando di fare le forze liberali in Parlamento».