Per essere liberi, occorre informarsi
Cittadinanza è partecipazione
Lavoratori e cittadini del mondo. Già. Ma di quale mondo? E ancora che carattere ha la nostra cittadinanza? Quali sono le culture politiche che in Svizzera e in Ticino negli ultimi trenta anni hanno dettato l’agenda delle priorità? Sono domande centrali che chiamano a raccolta tutti perché la cittadinanza è partecipazione, è politica. Domande che verranno sollevate, dibattute, animate nel nuovo corso di formazione politica organizzato da Ecap Ticino.
Una responsabilità individuale
Partiamo da questo presupposto: la cittadinanza porta con sé il concetto di responsabilità essendo portatrice di diritti ma anche di doveri. In questa ottica appare evidente quanto sia fondamentale maturare una propria coscienza politica. Lo sa bene Peter Manz, docente al liceo di Bellinzona, nato a Zurigo, cresciuto tra il Ticino e Milano, che ha studiato storia all’Università di Basilea dove si è laureato con una tesi di dottorato sull’emigrazione italiana a Basilea. Ora, non bisogna andare necessariamente all’università per capire qualcosa di partiti, movimenti e gestione del potere in generale. Il sapere, come la cittadinanza, diventa una responsabilità individuale. E per chi sente il bisogno di capirne di più, di confrontarsi sulle idee, di approfondire le principali culture politiche del paese (il pensiero politico liberale, cattolico, socialista, democentrista, ambientalista, leghista, della sinistra radicale) viene offerto uno strumento prezioso.
Un corso aperto a tutti
Parte ora negli spazi di Ecap a Lamone – su iniziativa del docente con formazione storica – un corso di educazione alla cittadinanza: “Politica: la democrazia oggi. Occasioni e rischi, opportunità e insidie” con uno sguardo approfondito alla situazione ticinese e svizzera degli ultimi trenta anni. Un corso ad ampio raggio, aperto a tutti: «A cittadini stranieri e svizzeri, non ticinesi e ticinesi, a giovani e meno giovani, a operai e studenti, impiegati e funzionari (non sindacalizzati e sindacalizzati), ma anche a delegati e militanti sindacali» come tiene a precisare Manz.
Per costruire un “noi”
Si tratta di «un’occasione per capire, meglio e più a fondo, la vita politica federale e cantonale (ma, in parte, anche europea e globale) dell’ultimo trentennio. L’obiettivo principale è quello di trasmettere ai corsisti “bussole” e “cannocchiali” per orientarsi con competenze maggiori in una dimensione, quella politica, fondamentale attraverso la lettura, l’analisi e l’interpretazione di testi politici, ma anche la stesura di appunti e verbali» aggiunge il docente. E l’iniziativa – con lo scopo di aiutare i partecipanti a renderli più consapevoli e protagonisti delle loro scelte – è stata subito apprezzata: si conta una ventina di iscritti, ma è ancora possibile annunciarsi (direttamente all’Ecap allo 091/604 20 30) al modulo che prevede 15 serate con lezioni di due ore, al costo di 85 franchi (è previsto un parziale rimborso della quota ai membri di un sindacato dell’Uss). A questo primo corso seguiranno altri moduli dedicati al mondo del lavoro, all’uso dei mezzi di comunicazione di massa, all’economia. La cittadinanza è comunità e soprattutto in un momento storico dove le trasformazioni sono così forti e travolgenti, da una parte rendono vicini eventi che erano separati da grandi distanze, ma dall’altra parte per paradosso trasformano in distante e perfino irriconoscibile quello che ci è vicino. In un simile contesto è palpabile l’esigenza di riscoprire una cittadinanza diversa, meno violenta, e più costruttiva, per costruire un “noi”, che per avere valore e identità non debba necessariamente porsi contro un indefinito “loro”.
Il valore del bene comune
Recuperare il concetto di cittadinanza, passando da una formazione politica, significa ricostruire appartenenze sociali autentiche, rendere più accoglienti le città, riscoprire il valore del bene comune, rimettere tracce di comunità.
È anche questo essere cittadini: si hanno diritti ma anche doveri. Come appunto dovrebbe essere quello di informarsi. Siamo in un paese libero, i libri non sono censurati, i giornali seguono le loro linee editoriali ma c’è libertà di stampa. Suvvia, cerchiamo di essere presenti nella nostra storia. Perché davvero la libertà è partecipazione.