Il conflitto nell’edilizia si fa sempre più aspro. Per mesi la Società degli impresari costruttori ha rifiutato qualsiasi trattativa e ora cerca di ricattare gli edili con richieste insostenibili.
Passi avanti dopo la grande manifestazione edile
Dopo che in giugno 18‘000 lavoratori edili erano scesi in strada, la Società degli impresari costruttori si è finalmente detta pronta ad avviare le trattative. Per quanto riguarda il pensionamento a 60 anni e la nostra richiesta di aumenti salariali, si prospettano delle soluzioni. Ma gli impresari costruttori sono disposti ad attuarle solo se i sindacati acconsentono ad uno smantellamento del CNM.
I lavoratori edili non cedono a ricatti
«La rabbia dei lavoratori edili per il ricatto è grande», rivela ai media Nico Lutz, responsabile del settore Edilizia di Unia, «le rivendicazioni degli impresari costruttori sono pericolose e irresponsabili!» La richiesta di una totale deregolamentazione degli orari di lavoro è un attacco frontale alla salute dei lavoratori edili.
Giornate di 12 ore diventano la norma
Già oggi, le giornate dei lavoratori edili sono troppo lunghe. Ora gli impresari costruttori vogliono imporre 300 ore flessibili e fare della giornata di 12 ore una norma da marzo a dicembre. E dopo un cambiamento del posto di lavoro, ai lavoratori più anziani andrebbe corrisposto solo ancora il salario di lavoratore ausiliario – è una totale mancanza di rispetto!
Via libera al dumping salariale
Le proposte degli impresari costruttori permettono anche di aggirare il salario minimo: le imprese straniere sarebbero autorizzate ad occupare «stagisti» senza salario minimo pagati forse 1000 franchi al mese. Ciò spalanca le porte al dumping salariale ed è una catastrofe per tutte le imprese edili svizzere.
La pazienza dei lavoratori edili è giunta al limite
La pazienza dei lavoratori edili sta finendo. Non vogliono aspettare oltre e sono pronti a battersi per i loro diritti – con giornate di protesta in tutta la Svizzera. Le prime azioni avranno luogo il 15 ottobre in Ticino, per proseguire il 16 ottobre a Ginevra. Ulteriori giornate di protesta seguiranno anche nelle altre regioni.