Migliaia di persone hanno manifestato per più salario, rispetto, solidarietà
La crisi di Covid-19 ha mostrato in che misura la società dipende da centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori impiegati in professioni malpagate del settore dei servizi. Lo stress e la cronica carenza di personale, la mancanza di contratti collettivi di lavoro (CCL), salari bassi e un carico eccessivo di lavoro sono all’ordine del giorno per il personale a maggioranza femminile impiegato nelle professioni delle cure, della vendita e della logistica. E anche nell’edilizia negli ultimi mesi lo stress è aumentato a dismisura.
Non c’è da stupirsi che migliaia di lavoratrici e lavoratori impiegati nei rami essenziali dei servizi, nell'edilizia, nell’artigianato e nell’industria si siano riuniti oggi a Olten, Zurigo, Berna, Ginevra e Bellinzona. Hanno rivendicato a gran voce: «Ora ci vogliono condizioni di lavoro eque, buoni contratti collettivi di lavoro e aumenti salariali per tutti.»
Occorre un cambiamento di paradigma
Come sottolinea la presidente di Unia Vania Alleva nel suo intervento a Zurigo: «All’ombra della pandemia di Covid-19, la mentalità del profitto rischia di acuire le disparità sociali. Ora s’impone un cambiamento fondamentale della politica al fine di garantire una maggiore giustizia sociale!»
Mentre gli uni soffrono e non riescono quasi a sbarcare il lunario, le aziende attive nel commercio online, nell’industria farmaceutica e nella logistica hanno persino beneficiato della crisi. E anche l’edilizia va a gonfie vele. Inoltre, lo scorso anno, le aziende svizzere hanno versato complessivamente 42 miliardi di franchi in dividendi ai loro azionisti. «Il denaro necessario agli aumenti salariali e a condizioni di lavoro eque non manca» ha concluso Alleva.
L’edilizia va a gonfie vele – i lavoratori edili restano a mani vuote
A Olten è intervenuto Chris Kelly, co-responsabile del settore Edilizia di Unia: «Il lavoratori edili svolgono un enorme lavoro sottoposti a grandi pressioni, rese ancora più forti dalla pandemia.» Eppure, per la seconda volta consecutiva, i datori di lavoro non hanno voluto sentire ragioni nelle trattative salariali. Kelly ha ribadito con forza: «Gli applausi non bastano. Ora urgono veri aumenti salariali!»
E Bruna Campanello si è rivolta ai partecipanti di Bellinzona: «I lavoratori dei settori dell'edilizia secondaria non potevano semplicemente lavorare da casa negli ultimi mesi, ma hanno dovuto continuare a dare il massimo delle loro prestazioni in condizioni avverse. Meritano di essere ricompensati!»
I falegnami esigono un nuovo contratto collettivo di lavoro
Anche i falegnami riunitisi a Olten, Zurigo e Bellinzona hanno espresso il loro malcontento. Va ricordato che alla fine dello scorso anno il padronato aveva rigettato senza alcuna necessità il pacchetto negoziale che prevedeva un nuovo contratto collettivo di lavoro. Per i falegnami, dall’inizio dell’anno questo rifiuto significa soprattutto una minore protezione. Da allora, il ramo professionale è minacciato dal dumping salariale, da un deterioramento generale delle condizioni di lavoro e, a causa della pressione esercitata dalla concorrenza straniera, da una guerra dei prezzi molto più accanita. Sullo sfondo di questo scenario, Michael, falegname di Zurigo, ha ammonito i suoi colleghi: «Non si può andare avanti così. Abbiamo bisogno di un nuovo ed equo contratto collettivo di lavoro.»
«Questo ponte lo abbiamo costruito noi!»
Alla manifestazione di Ginevra, migliaia di edili da tutta la Romandia hanno bloccato momentaneamente il pont du mont blanc. Con questa azione simbolica hanno dimostrato che senza di loro tutto si blocca. Per questo meritano molto più di un applauso.
Il personale curante manifesta a Berna a favore di un Sì all’iniziativa sulle cure
Negli scorsi 20 mesi il personale addetto alle cure ha lavorato allo stremo delle forze. Molti abbandonano la professione perché la pressione è semplicemente troppo elevata. Ora esigono un chiaro Sì all’iniziativa sulle cure. L’approvazione dell’iniziativa crea le premesse per buone condizioni di lavoro, un finanziamento equo delle cure e la promozione della formazione e del perfezionamento a tutti i livelli. «Solo grazie a buone condizioni di lavoro e personale a sufficienza coloro che hanno appena concluso la formazione in ambito sanitario non abbandoneranno la professione» ha affermato Sara Schmied, infermiera di Berna.
Ora tocca a noi!
Ora è la volta delle lavoratrici e dei lavoratori, il cui impegno deve essere riconosciuto con un sostanziale miglioramento dei salari e delle condizioni di lavoro. Rivendichiamo:
- Più salario – almeno 4000 franchi x 13 e aumenti salariali per tutti.
- Più rispetto per le donne impiegate nelle professioni della vendita e delle cure grazie all’introduzione di CCL di obbligatorietà generale.
- Posti di lavoro sicuri e cantieri puliti e ben organizzati.
- Una riduzione dello stress grazie a una pianificazione responsabile, alla rinuncia al lavoro su chiamata e a una riduzione dell’orario di lavoro piuttosto che dei posti di lavoro; nessuna deregolamentazione degli orari di apertura nella vendita e in altri servizi.
- Nessun innalzamento dell'età pensionabile delle donne!