Qualche mese fa, l’editore italiano Donzelli pubblicava lo studio «Scioperare nel Duemila», un’edizione arricchita dal Dvd del prezioso documentario di Danilo Catti, «Giù le mani», prodotto dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana. In questi giorni, invece, è toccato all’editore Casagrande pubblicare un nuovo libro intitolato «Qui erano tutti ferrovieri. Lo sciopero dell’Officina Ffs di Bellinzona nel 2008. Studio sul vissuto e sulle percezioni dei protagonisti».
Metodo
Lo studio, curato da Maël Dif-Pradalier, Angelica Lepori e Agnese Strozzega, fa ampio uso di documenti d’archivio e soprattutto delle testimonianze orali di alcuni attori di quella lotta così drammatica. A parlare nel libro non sono solo i lavoratori ma anche membri delle loro famiglie, sindacalisti, dirigenti Ffs, non tutti quelli interpellati a dire la verità, e alcune personalità politiche ticinesi. Le testimonianze raccolte sono delle rielaborazioni a freddo di avvenimenti che hanno segnato profondamente l’esistenza di chi li ha vissuti.
Il contesto
La ricerca ha il grande merito di contestualizzare gli avvenimenti del 2008 nel più vasto processo di conversione dell’economia dal sistema fordista a quello postfordista. Un processo che ha creato numerose difficoltà ad aziende di proprietà pubblica, che non hanno saputo sempre reagire prontamente ai cambiamenti in atto. Inoltre, analizza la situazione creatasi alle Officine in relazione alle ondate di privatizzazioni di aziende pubbliche elvetiche che hanno avuto luogo nella Confederazione a partire dagli anni Novanta.
La lezione
Oltre ad analizzare i presupposti dello sciopero, l’altra novità dello studio risiede nell’analisi delle conseguenze che esso ha avuto sui protagonisti. Come ricorda uno dei lavoratori intervistati, infatti, «per tutti lo sciopero è stato qualcosa che ha cambiato la vita». Quella lotta, oltre a incidere sulle esistenze di chi l’ha vissuta, ha impartito o potrebbe impartire in futuro importanti lezioni a tutti i lavoratori salariati in lotta e, non da ultimo, ai sindacalisti di vecchia e nuova generazione.