«La lotta delle donne è globale»
Mancano ancora sei mesi al giorno che, si spera, potrebbe ripetere lo storico successo della mobilitazione delle donne in Svizzera del 1991, eppure il movimento è già in fermento: sono già molte le riunioni, le discussioni e le iniziative nelle diverse città della Svizzera.
I comitati
Per Manuela Giovanoli, responsabile del gruppo donne di Unia, «è importante cominciare da subito a lavorare per costruire una consapevolezza rispetto alle cose che non vanno bene» e per questo «a livello nazionale e regionale si sono già formati dei comitati per lo sciopero composti dai sindacati, da associazioni femministe e progressiste, dai partiti politici. È uno schieramento molto composito: ci sono anche donne del fronte borghese. Questi comitati stanno già facendo molto a livello locale». Questi gruppi ovviamente sono ancora aperti a nuove adesioni anche se, continua Giovanoli, «è difficile coinvolgere tutte le categorie di donne, soprattutto quelle migranti. In alcune regioni è più facile, in altre meno. Il fattore linguistico è determinante».
Il confronto internazionale
Il dibattito è piuttosto ricco di temi ma c’è un aspetto che in questo momento appare molto importante, ovvero il confronto con altre esperienze simili al di fuori della Svizzera. Per Manuela Giovanoli «c’è una forte internazionalizzazione delle lotte delle donne. Questo è importante, anche per coinvolgere le donne migranti del nostro paese. La questione delle donne non è solo svizzera ma globale». Tra le molte lotte, «lo sciopero spagnolo ci ha insegnato che è possibile pensare in grande e soprattutto cambiare le cose».
8 marzo 2018
Lo storico sciopero delle donne in Spagna dell’8 marzo 2018 è, quindi, quello che più fa sperare nella riuscita della protesta in Svizzera. Lo scorso anno sono scese in piazza infatti più di cinque milioni di persone contro le politiche del governo iberico, per richiedere una piena uguaglianza tra i sessi e un maggior rispetto per le donne e le minoranze di genere. Alla Volkshaus di Zurigo, abbiamo incontrato e intervistato Julia Cámara, membro del coordinamento nazionale dello sciopero, che ci ha parlato, tra le altre cose, delle differenze che sussistono tra uno sciopero classico e uno sciopero femminista. Il primo consiste nel non andare al lavoro, il secondo anche nell’astensione delle donne dai lavori non retribuiti, quelli domestici e di cura, dal rifiuto del consumo e da un blocco delle attività di scuola e università.