Firmato il nuovo CCL - Luci e ombre sull'orologeria
Per ben dieci volte nell’arco di undici mesi i partner sociali del ramo orologiero si sono seduti a un tavolo per negoziare i contenuti di un nuovo contratto collettivo di lavoro. Il percorso è stato lungo, delle oltre quaranta rivendicazioni iniziali solo 17 sono state integrate nel nuovo testo. Finalmente venerdì scorso i rappresentanti di Unia e della Convenzione padronale dell’industria orologiera svizzera si sono incontrati per apporre la loro firma sotto il nuovo CCL. La cerimonia è avvenuta all’albergo DuPeyrou a Neuchâtel, un luogo simbolico per la storia del partenariato sociale nell’industria orologiera: qui, a partire dal 1937, sono stati firmati tutti i 15 contratti collettivi del ramo.
Miglioramenti per i lavoratori
Il testo scaturito dai negoziati è «un compromesso soddisfacente per entrambe le parti», afferma Pierluigi Fedele, che ha partecipato alle trattative nelle vesti di responsabile Unia per l’industria orologiera e la microtecnica. «Per Unia il bilancio alla fine dei conti è positivo.» Il nuovo CCL prevede tra le altre cose l’estensione del congedo maternità a 18 settimane con salario pieno e l’aumento del congedo paternità da 5 a 10 giorni a partire dal secondo figlio. La partecipazione del datore di lavoro ai premi dell’assicurazione malattia passa da 160 a 175 franchi al mese. I salari minimi sono estesi a tutti i dipendenti. Anche i lavoratori interinali saranno sottoposti alle norme contrattuali su salari e orari di lavoro.
Anticipare il futuro
«Buone condizioni di lavoro sono il riconoscimento del contributo quotidiano dei dipendenti al successo di un’industria di cui la Svizzera va fiera», osserva Fedele. «Il nuovo CCL è più moderno, più sociale e più protettivo. I progressi sul piano della conciliabilità tra vita professionale e familiare anticipano l’emergere di nuove forme iperflessibili di lavoro. Anche la migliore protezione delle lavoratrici e dei lavoratori interinali è una risposta a una sfida che si farà ancora più pressante nei prossimi anni»
Maggiore flessibilità
D’altro canto anche i datori di lavoro hanno ottenuto alcune modifiche del CCL. I contratti a tempo determinato potranno durare 24 mesi (prima erano 12). Il periodo di protezione contro i licenziamenti in caso di malattia passerà da 56 a 30 giorni. Il contributo dei datori di lavoro ai premi dell’assicurazione malattia dei figli dei dipendenti lascerà il posto a un aumento degli assegni familiari complementari. Inoltre il contratto introduce alcuni elementi di maggiore flessibilità in periodi di congiuntura negativa. Il CCL entrerà in vigore il prossimo 1° gennaio. Riguarda circa 50 000 dipendenti, l’85 % del totale del ramo e oltre 500 aziende (72 % del totale), tra cui la maggior parte delle grandi marche.
Contesto difficile
Il nuovo CCL dovrà dare prova di sé in una situazione ricca di incognite. Riferendosi ai miglioramenti per i dipendenti, Pierluigi Fedele nota che «ottenere simili progressi è tanto più importante in un contesto difficile dove si rischia di scivolare nel pessimismo.» Il ramo orologiero è afflitto da tempo da un calo delle ordinazioni, che colpisce in particolare le piccole aziende di fornitori, ma non solo. Il ricorso all’orario di lavoro ridotto e i licenziamenti sono frequenti. Il caso che al momento più sta facendo discutere è quello del gruppo Richemont, il quale dopo aver annunciato centinaia di licenziamenti nella prima metà dell’anno – licenziamenti ridotti grazie all’impegno del sindacato nel cercare soluzioni alternative – ha comunicato qualche settimana fa il taglio di oltre 200 posti di lavoro presso gli stabilimenti Piaget e Vacheron Constantin a Ginevra, La Côteaux- Fées (NE) e nella Valle di Joux (VD).
Contro i licenziamenti
Il personale dei cinque siti di produzione interessati dalle misure di ristrutturazione ha dato prova di grande determinazione nel difendere il proprio impiego. Il 24 novembre varie centinaia di persone hanno partecipato ad azioni di solidarietà con i dipendenti. Lunedì la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori riuniti in assemblea generale ha respinto le proposte della direzione del gruppo che miravano a migliorare il piano sociale. I dipendenti ritengono che i licenziamenti servano solo ad aumentare i profitti degli azionisti e del management e chiedono il ricorso a una riduzione dell’orario di lavoro in attesa di schiarite sul fronte delle ordinazioni. La direzione di Richemont si è finora rifiutata di discutere di una tale misura.
Responsabilità sociali
In un comunicato diramato martedì Unia ha ricordato che nell’anno di esercizio 2015–2016 il gruppo ha registrato utili per 2,4 miliardi di franchi. I dividendi promessi agli azionisti sono triplicati tra 2012 e 2016, passando da 0,55 centesimi a 1,7 franchi per azione. «Con simili risultati finanziari, il gruppo Richemont ha certamente i mezzi per assumersi le sue responsabilità sociali e mantenere gli impieghi in attesa che la situazione migliori», scrive Unia nel suo comunicato. Martedì, dopo la chiusura redazionale di area, è previsto un incontro dei rappresentanti del personale con la direzione del gruppo.