Il Contratto collettivo di lavoro (CCL) dei negozi delle stazioni di servizio è stato rinegoziato dalle parti sociali per la prima volta. Dopo anni di trattative e una lunga procedura di estensione del campo d'applicazione, il 1° novembre 2023 entra in vigore un nuovo CCL che prevede importanti miglioramenti.
Entro il 2024 i salari minimi aumentano di 130 franchi (tra il 3,14 % e il 3,47 %, in funzione dell’anzianità di servizio e delle qualifiche). Viene inoltre istituita una nuova categoria salariale che tiene conto degli anni di servizio per il personale non qualificato (+ 150 franchi nel 2024). In Ticino, vengono finalmente introdotti salari minimi vincolanti. Pertanto, le disposizioni del CCL si applicano finalmente a tutta la Svizzera. Un aumento dei salari minimi era indispensabile in questo ramo professionale caratterizzato da salari bassi, in cui il lavoro è particolarmente faticoso e la flessibilità è grande.
Il personale ha diritto a due giorni di congedo consecutivi due volte al mese e a dieci fine settimana liberi all'anno. Il congedo di maternità è leggermente migliorato (16 settimane a partire dal terzo anno di servizio, anziché dal quarto). Sono previsti quattro giorni di perfezionamento pagati all’anno. Questi progressi contribuiscono a migliorare la conciliazione tra vita privata e professionale.
I diplomi sono ora meglio riconosciuti. È un progresso importante in un ramo che riconosce tutti gli apprendistati CFP e AFC e non solo gli apprendistati conclusi nella vendita. Il CCL prevede anche disposizioni migliori in materia di pause, sorveglianza video, differenze di cassa e sicurezza di sera e di notte.
Unia e le parti sociali accolgono con soddisfazione la decisione del Consiglio federale di respingere le argomentazioni dei datori di lavoro ticinesi, che si erano opposti all’introduzione del salario minimo. Si rammaricano, tuttavia, che l’ostruzionismo dei datori di lavoro abbia ritardato di quasi due anni l’entrata in vigore del CCL.
Per Unia, occorre apportare ulteriori miglioramenti al CCL, segnatamente per quanto riguarda l’orario di lavoro, la sicurezza, la protezione della salute e la conciliazione tra vita privata e professionale. Il sindacato esige anche la compensazione del rincaro, poiché i salari sono stati negoziati nel 2021, vale a dire prima dell'aumento dei prezzi dovuto all’inflazione.