Gli edili vogliono rapporti regolati nell’edilizia, non il caos
Il Contratto nazionale mantello dell’edilizia (CNM), che definisce le condizioni di lavoro di circa 100'000 lavoratori edili, giunge a scadenza a fine anno. Senza un nuovo CNM, i salari minimi obbligatori e le misure di protezione contro il dumping salariale verrebbero a mancare. Gli effetti sarebbero disastrosi sia per i lavoratori, sia per le imprese.
La Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) si rifiuta finora di avviare le trattative. Oggi, a Berna, gli edili hanno invece ribadito la loro intenzione di negoziare quanto prima il rinnovo del CNM, per evitare di ritrovarsi in una situazione di vuoto contrattuale nel 2016. Una situazione che non converrebbe a nessuno.
Forzare il blocco del padronato
Alla fine della Landsgemeinde gli edili hanno formato spontaneamente un corteo di protesta e, in un’azione simbolica, hanno forzato il blocco dei negoziati degli impresari costruttori.
Migliorare la tutela in caso di maltempo e combattere il dumping
La rivendicazione principale degli edili è una migliore protezione della salute in caso di intemperie. Il maltempo, oltre allo stress e all’enorme pressione dovuta ai ritmi di lavoro e ai termini serrati, incide con ogni probabilità sull’elevato rischio d’infortunio in questo settore, dove ogni anno un lavoratore su cinque subisce un infortunio. Al contempo i lavoratori edili vogliono assicurare il pensionamento a 60 anni anche per l’avvenire. Inoltre, affinché il dumping salariale non diventi una regola sui nostri cantieri, gli edili rivendicano misure più incisive nel nuovo CNM.