Statuto dello stagionale: mai più – neppure per vie traverse!
Lo statuto dello stagionale, in vigore in Svizzera dal 1931 al 2002, ha creato una categoria di forza lavoro discriminata e senza alcuna garanzia di soggiorno che lavorava per salari irrisori. L’abolizione di questo statuto indegno e inumano e l’introduzione della libera circolazione delle persone con gli Stati dell’UE/AELS hanno comportato un progresso importante per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
La politica migratoria continua tuttora a discriminare i lavoratori
Ad oggi, tuttavia, la politica migratoria rimane uno strumento di discriminazione nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Ai cittadini di Stati terzi si applicano tuttora dei contingenti. Questi vengono però riservati a impieghi altamente qualificati. Ne consegue che le persone impiegate in professioni non qualificate sono costrette all’illegalità. Ma anche le cittadine e i cittadini dell’UE che risiedono in Svizzera con permessi per dimoranti temporanei si ritrovano in una situazione precaria.
Lo statuto di soggiorno diventa una spada di Damocle
Tutte le migranti e i migranti possono inoltre perdere il diritto di soggiorno in caso di difficoltà personali o economiche. Un rischio che non esisteva neppure ai tempi dello statuto di stagionale: all’epoca, chi otteneva un permesso di domicilio, dopo 15 anni beneficiava di un diritto di soggiorno in Svizzera relativamente sicuro. Ora non è più così. Il Parlamento deve porre fine quanto prima a questa situazione indegna: chi soggiorna legalmente da oltre 10 anni consecutivi in Svizzera deve poter contare su uno statuto di soggiorno sicuro, come chiede la consigliera nazionale Samira Marti in un’iniziativa parlamentare non ancora trattata.
La politica deve dar prova di maggiore sensibilità
Con un’azione di fronte a Palazzo federale e la distribuzione di volantini, Unia ha richiamato l’attenzione dei parlamentari sul fatto che anche a 20 anni dell’abolizione dello statuto di stagionale vi sia ancora molto da fare. La dignità e l’integrità di tutte le persone, indipendentemente dal loro statuto di soggiorno, devono essere rispettate. In particolare, occorre porre fine a situazioni di soggiorno precarie che rendono le lavoratrici e i lavoratori vulnerabili e spalancano le porte allo sfruttamento e al dumping sociale. In caso contrario, nel mondo del lavoro svizzero rischiamo la reintroduzione per vie traverse di condizioni analoghe a quelle dello statuto di stagionale.