Un cambio equo
L’appello è indirizzato al direttorio della Banca nazionale svizzera (BNS). È lui che ha deciso il 15 gennaio scorso di abbandonare il tasso minimo di cambio con l’euro. Da allora nubi di crisi si sono addensate sul settore industriale, in particolare quello legato alle esportazione (chimica e farmaceutica, metalmeccanica e orologeria). Un terzo delle aziende che fanno parte di Swissmem, l’organizzazione delle imprese metalmeccaniche, si trovano già «in zona perdita», annunciava recentemente il suo presidente Hans Hess.
I lavoratori pagano
E così negli ultimi mesi molte ditte hanno deciso di ridurre i costi a scapito dei lavoratori. C’è chi ha aumento l’orario di lavoro lasciando invariato il salario e chi ha ridotto le paghe o il periodo di vacanze. L’ultimo esempio di una lunga lista di nomi è quello della Zwahlen & Mayr, nel canton Vaud: dal primo di luglio l’orario settimanale è passato da 41,5 a 45 ore. Ha anche tagliato una settimana di vacanze e ridotto l’assicurazione in caso di malattia. Il sindacato Unia ha duramente protestato contro questa decisione.
Altre imprese stanno prendendo misure ancora più radicali: delocalizzano all’estero. Questo perché il franco è sopravvalutato del 20 %. Per il sindacato è chiaro: se non si inverte la rotta vi è il rischio di una deindustralizzazione della Svizzera.
No alla deindustrializzazione
Dopo che i delegati dell’industria di Unia erano andati recentemente a protestare sotto l e finestre della BNS a Berna, adesso il sindacato lancia una petizione che tutti possono firmare (vedi sotto), ma in particolare i lavoratori nelle fabbriche. La BNS viene sollecitata ad adottare subito le misure necessarie per ristabilire una tasso di cambio equo nei confronti dell’euro. Solo così sarà possibile impedire la minaccia della deindustralizzazione e proteggere posti di lavoro in Svizzera.
In settembre poi Unia organizza una giornata dell’industria. Rappresentanti del mondo sindacale discuteranno con imprenditori su quale politica industriale ci voglia per garantire il futuro di un polo intellettuale ed economico forte in Svizzera.
Per firmare: www.unia.ch/appello-franco