Uber Eats si adegua alla legge
Sembrava una battaglia impossibile, eppure, i fattorini di Uber Eats hanno vinto: dal 1° settembre 2020 hanno un contratto di lavoro. Il sindacato Unia, al loro fianco da anni, esprime soddisfazione, ma chiede di sottoporre i lavoratori alle tutele del Ccl del ramo della ristorazione e di adeguare la situazione anche negli altri Cantoni.
È stata Uber Eats a informare direttamente i suoi dipendenti nei giorni scorsi: dal 1° settembre l’azienda riconoscerà finalmente la loro subordinazione e pagherà quindi uno stipendio, le ferie e gli oneri sociali. Non sarà Uber Eats a farlo direttamente, ma una società consorella creata da poco e chiamata Chaskis.
Umberto Bandiera, segretario sindacale della regione Unia di Ginevra, da anni impegnato sul terreno al fianco di un comitato di rider formatosi nel 2017, è consapevole del successo ottenuto: «Non mi aspettavo che una tale decisione arrivasse così rapidamente. Non possiamo che essere soddisfatti dopo anni di lavoro, questa è una vera svolta, una vittoria sindacale sofferta e meritata. È anche la prova che le vecchie ricette sindacali, fatte di tanto lavoro sul terreno, funzionano ancora oggi».
Assoluta novità
La scelta di Uber Eats, avvenuta grazie anche all’impegno delle autorità cantonali che si sono spese per il ripristino della legalità, è un’assoluta novità: è la prima volta a livello internazionale che il colosso internazionale riconosce il rapporto di lavoro dipendente dei propri lavoratori.
Nei mesi scorsi, il Cantone di Ginevra aveva dichiarato Uber Eats come società di prestito di personale. Una decisione confermata da poco dal Tribunale cantonale ginevrino. Uber Eats ha tentato la strada del tribunale federale ma, alla fine, ancora prima di ricevere un verdetto, ha ceduto e si è adeguata a quanto richiesto dalle autorità.
Bandiera ha raccolto i commenti dei fattorini: «Sono a decine quelli che mi hanno chiamato per esprimere tutta la loro gioia. Giustizia è in parte fatta anche se non è ancora finita». E a ribadire questo concetto è Samir (nome di fantasia), uno dei rider impegnati nella lotta: «Abbiamo vinto soltanto una battaglia, sicuramente importante, ma dobbiamo andare avanti finché non avremo piena giustizia».
La lotta continua
Il sindacato Unia può ritenersi soddisfatto ma chiede che i rider, lavorando nella ristorazione, siano sottoposti al Ccl nazionale del ramo. Un’altra richiesta è quella degli arretrati: «I contributi sociali degli anni passati, le ferie e gli adeguamenti salariali spettano di diritto ai lavoratori», ha ricordato sempre Bandiera.
La situazione a Ginevra si è sbloccata, ma negli altri 8 cantoni in cui è presente Uber Eats, le autorità sembrano sorde rispetto alla situazione di illegalità in cui sono costretti i lavoratori. «La battaglia non è finita qui e noi non ci fermeremo di certo ora», ha chiosato Bandiera.