Giornate lavorative di 12 ore e soppressione dei salari minimi per le imprese straniere: la pazienza degli edili è finita!
In un primo momento, la società degli impresari costruttori si è rifiutata per 9 mesi di sedersi al tavolo delle trattative con le parti sociali per assicurare il pensionamento a 60 anni. A loro avviso, il problema andava risolto all’interno della Fondazione FAR, aumentando l’età di pensionamento a 62 anni o riducendo le rendite del 30%.
I lavoratori edili non cedono al ricatto
La presenza di 18‘000 edili alla grande manifestazione dell’edilizia lo scorso mese di giugno e la causa intentata dai sindacati per violazione contrattuale hanno fatto cambiare idea agli impresari costruttori: da agosto hanno preso avvio trattative per assicurare il pensionamento a 60 anni. Una soluzione ci sarebbe: il mantenimento del pensionamento a 60 anni e l’assunzione dei costi per il risanamento da parte dei lavoratori edili, in cambio di un aumento salariale dignitoso da parte della Società degli impresari costruttori.
Ma la Società degli impresari costruttori è disposta ad accettare questa soluzione unicamente se i sindacati acconsentono ad uno smantellamento del CNM. «La rabbia dei lavoratori edili per questo ricatto è enorme», ha dichiarato oggi ai media Nico Lutz, responsabile del settore Edilizia del sindacato Unia. «In questo modo il consolidamento del pensionamento a 60 anni viene ulteriormente rinviato». Ha inoltre ribadito come le richieste degli impresari costruttori siano pericolose e irresponsabili.
Giornate di 12 ore diventano la norma: un attacco alla salute dei lavoratori edili
Già oggi le giornate lavorative degli edili sono spesso troppo lunghe. Dieci ore sui cantieri seguite da due ore di viaggio: per ora è possibile solo in via eccezionale. Ora gli impresari costruttori vogliono aumentare le ore flessibili da 100 a 300. Le conseguenze sarebbero disastrose: giornate lavorative di 12 ore diverrebbero la norma da marzo a dicembre e a rimetterci sarebbe la salute dei lavoratori edili. In gennaio e in febbraio le ditte potrebbero invece obbligare gli edili a rimanere a casa. Inoltre, le 300 ore straordinarie non verrebbero pagate.
Nessun salario minimo per le ditte straniere e furto salariale nei confronti dei lavoratori più anziani
La Società degli impresari costruttori chiede che i salari minimi non vengano applicati agli «stagisti» che lavorano da meno di 4 mesi sui cantieri. Concretamente significa che alle imprese edili straniere che hanno il diritto di lavorare in Svizzera per 90 giorni senza autorizzazione, sarebbe concesso di lavorare con «stagisti» pagati forse 1000 franchi al mese. Il salario minimo verrebbe così aggirato. La rivendicazione della Società degli impresari costruttori è una catastrofe per tutte le imprese edili svizzere.
«Anche la richiesta di permettere di declassare i lavoratori più anziani, in caso di cambiamento di posto di lavoro, che consentirebbe di ridurre il salario di oltre 1000 franchi al mese, nuoce a tutte le imprese oneste e manca di rispetto ai lavoratori edili, che lavorano tanto duramente», ha dichiarato Guido Schluep, responsabile del settore Edilizia di Syna.
I lavoratori edili ne hanno abbastanza
Dopo il rifiuto di negoziare da parte degli impresari costruttori, durato dei mesi, seguito dall’attuale ricatto e dalle richieste irresponsabili, la pazienza dei lavoratori edili è giunta al limite. Si battono per il pensionamento a 60 anni, contro il dumping salariale e contro giornate lavorative eccessivamente lunghe che mettono a repentaglio la loro salute. Sono pronti a lottare e a difendere i loro diritti – con giornate di protesta in tutta la Svizzera. Le prime azioni avranno luogo il 15 ottobre in Ticino, per proseguire il 16 ottobre a Ginevra. Ulteriori giornate di protesta seguiranno anche nelle altre regioni.