Un piano europeo per l’occupazione
In italiano si chiama «direttiva europea per l’occupazione», il documento che sarà presentato prossimamente da Unia ai sindacati europei con l’intento di riportarli a parlare di piena occupazione. A dieci anni dalla crisi finanziaria e in tempi di turbolenze economiche continue, è importante, secondo Beat Baumann, da noi intervistato, «adottare misure non conformi al sistema» e «tornare a parlare di un tema che un tempo era un cavallo di battaglia per molti sindacati».
I contenuti della proposta
Con questa proposta, gli economisti di Unia prendono sul serio l’articolo 3 del famigerato Trattato di Maastricht, che si prefigge di realizzare la piena occupazione in Europa: per raggiungere questo obiettivo, occorrerebbe obbligare multinazionali e grandi aziende ad assumere più personale,
anche in tempi di crisi. Secondo la proposta, per far questo, le grandi compagnie potrebbero scegliere di ridurre le ore di lavoro del personale già impiegato, oppure di fare degli investimenti straordinari, oppure ancora di combinare le due soluzioni. Anche l’opzione del reintegro di
posizioni lavorative esternalizzate non sarebbe esclusa.
In Europa
Gli economisti calcolano, ad esempio, che un innalzamento del 20 % delle posizioni lavorative nelle grandi aziende su scala europea, porterebbe più di 7 milioni di nuovi posti di lavoro. Una misura del genere può essere adottata solo su grande scala per evitare il pericolo di delocalizzazioni selvagge. Per questo è importante che una tale rivendicazione, radicale e assai coraggiosa in tempi di neoliberismo imperante, sia sostenuta dai maggiori sindacati attivi in Europa.
L’alternativa
In questi ultimi anni, i movimenti politici e sociali che si sono preoccupati di più per l’aumento della disoccupazione, hanno elaborato proposte che vanno quasi tutte nella direzione di un salario universale di cittadinanza. La proposta di Unia intende risolvere il problema della disoccupazione senza però abbandonare l’idea che il lavoro debba rimanere un fattore importante nell’esistenza delle persone. Un lavoro che faccia rima con dignità, ovviamente, e lasci sempre più spazio ad affetti, tempo libero e passioni.