Le venditrici di OVS Svizzera esigono un piano sociale dal gruppo italiano
A fine giugno, solo pochi mesi dopo la sua apparizione sul mercato svizzero, OVS ha licenziato i suoi 1180 collaboratori. Si tratta del licenziamento collettivo più grave della storia del commercio al dettaglio in Svizzera.
Dal rilevamento di Charles Vögele da parte di OVS, avvenuto lo scorso dicembre, sono emersi numerosi problemi: accumulo di ore supplementari, casi di burnout, direttive e comunicazione poco chiare nonché problemi di organizzazione che suggeriscono gravi manchevolezze nella gestione. A più riprese, il sindacato Unia ha denunciato tali irregolarità, ma la Sempione Fashion, la casa madre svizzera di OVS, di cui la stessa è azionista, si è sempre opposta ad ogni dialogo.
Azione a Venezia
Una cinquantina di venditrici che hanno perso il loro impiego in Svizzera si sono recate a Venezia- Mestre, presso la sede del gruppo OVS per protestare contro l’atteggiamento irresponsabile e la mancanza di rispetto di Stefano Beraldo nei confronti del personale. Esse esigono un piano sociale per le impiegate e gli impiegati delle filiali svizzere che si rifaccia al piano sociale accordato al personale di OVS in Austria.
Perché se Sempione Fashion, la casa madre svizzera di OVS, rifiuta di mettere a punto un piano sociale adducendo la mancanza di mezzi finanziari, il gruppo OVS, che dall’Italia ha condotto l’impresa alla deriva, dispone dei mezzi per risarcire le collaboratrici e i collaboratori che hanno perso il loro impiego.
Con l’aiuto di Unia, le venditrici rivendicano in particolare il versamento di indennità di partenza in funzione dell’anzianità di servizio, dell’età e della situazione familiare nonché un sostegno nella ricerca di un nuovo impiego.