Discutere di un altro mondo
«Migrant Dreams», i sogni dei migranti. È il titolo di un documentario della regista canadese Min Sook Lee. Parla delle difficili condizioni di vita dei migranti temporanei in Canada. Il loro statuto è molto precario: i permessi di soggiorno durano quattro anni e non possono essere rinnovati. Allo scadere del permesso i migranti devono lasciare il paese e per altri quattro anni non possono rientrarvi. Anche se perdono il lavoro o si ammalano devono partire. Forza lavoro a basso costo, vulnerabile e spesso in balia di intermediari.
Migranti e immigrati
Incontriamo la regista e alcuni protagonisti del film a Toronto, prima del FSM. Parlando con loro scopriamo che il termine migrante, migrant, in Canada indica i migranti con permesso temporaneo. Gli altri, vale a dire la maggioranza della popolazione, sono immigrants. Le parole sono simili, i sogni anche, i diritti no. «Quell'incontro e anche altre discussioni durante il forum mi hanno riconfermato nella convinzione di quanto sia importante per i sindacati organizzare tutti i migranti, al di là del loro statuto», osserva Osman Osmani, segretario di Unia per la migrazione.
Il sud assente
Due giorni dopo siamo a Montréal, nel mezzo della manifestazione d'apertura del FSM. In testa al corteo ci sono i rappresentanti delle popolazioni autoctone, First Nations e Inuit. Le loro lotte in difesa della loro terra sono molto presenti nel forum. Dietro di loro marciano sindacati, ONG, studenti… Ma qualcuno è assente. Mancano molti rappresentanti del sud per i quali un viaggio in Canada è troppo caro. E mancano alcune centinaia di delegati, soprattutto africani e latinoamericani, che a Montréal ci volevano venire, ma non hanno ottenuto il visto. Un Forum sociale, ma non davvero mondiale.
Tre giorni di dibattiti
Come sempre, il programma del FSM è ricchissimo. A grandi temi globali si affiancano discussioni su questioni regionali e continentali. Notevole la presenza dei sindacati, canadesi e del resto del mondo. Si parla di diritti dei lavoratori, di migranti, di Uber, di privatizzazioni, ma anche di questioni ecologiche, di nuove tecnologie… E soprattutto ci si incontra e ci si confronta. «Il FSM rimane una grande occasione per scambiare opinioni e creare contatti a livello globale», nota Aurora Garcia, responsabile del dossier migrazione di Unia. «È anche un'opportunità per verificare le proprie posizioni. Io per esempio ho potuto constatare come il nostro lavoro con i giovani abbia molti punti di contatto con quello che fanno sindacati di altri paesi», dice dal canto suo Lena Frank, segretaria nazionale dei giovani Unia.
Accordi commerciali
La delegazione di Unia, insieme ai rappresentanti della Federazione internazionale dei lavoratori dell'edilizia e del legno (BWI), è coinvolta in quattro workshop, dedicati ai lavoratori migranti, alla parità tra i sessi nell'edilizia, alle campagne sui diritti dei lavoratori nei grandi eventi sportivi e agli accordi di «libero scambio» (TISA, TTIP, CETA). Un tema quest'ultimo molto discusso a Montréal, anche perché riguarda direttamente il paese ospite. «È una questione centrale, perché mette in discussione tutto quello che abbiamo ottenuto finora, in ambito sociale, ecologico e dei contratti collettivi», rileva Rita Schiavi, del Comitato direttore di Unia. «E su questo punto al FSM ho potuto constatare forti convergenze con altri sindacati e movimenti».
«Sviluppare insieme delle risposte»
«Ho vissuto il forum insieme ai miei figli», racconta Giuseppe Reo, segretario regionale Unia per la Svizzera centrale. «Per loro è stata una straordinaria opportunità di maturazione. Sono stati in particolare molto colpiti dalla portata globale della questione della migrazione. E anch'io da questa esperienza ho tratto la convinzione che dobbiamo stare attenti a non perdere quello che abbiamo conquistato in anni di lotte e che dobbiamo sviluppare insieme delle risposte ai nuovi problemi che si pongono».