Unia ha preso parte alle manifestazioni e alle azioni che si sono svolte in tutta la Svizzera. Alla manifestazione di Zurigo, ad esempio, Marius Käch, attivista di Unia e lavoratore edile, ha illustrato cosa significa lavorare lunghe giornate sui cantieri esposti a temperature sempre più estreme. E a Thun, l’economista di Unia Noémie Zurlinden ha spiegato la necessità di ridurre l’orario di lavoro, soprattutto al cospetto delle disparità e dell’emergenza climatica.
Si sono svolte inoltre diverse azioni: a Neuchâtel, ad esempio, in un’azione simbolica è stato distrutto l’orario di lavoro. O a Berna, insieme al gruppo Giardinaggio di Unia, i partecipanti hanno potuto accorciare l’orario di lavoro, rappresentato da un tronco, con una grande sega. Il loro messaggio era chiaro: «Ci vuole forza, ma insieme possiamo farcela!»
Unia esige una massiccia riduzione dell’orario di lavoro, senza decurtazioni salariali per i redditi medio-bassi e con piena compensazione in termini di personale. Gli aumenti di produttività che oggi finiscono nelle tasche degli imprenditori verranno pertanto restituiti a coloro che li hanno generati.
Con una media di quasi 42 ore alla settimana, le lavoratrici e i lavoratori impiegati a tempo pieno hanno il grado d’occupazione più alto d’Europa. Da decenni, il numero di ore prestate è praticamente invariato, mentre l'intensità e il ritmo di lavoro aumentano costantemente. In alcune professioni, il carico di lavoro è così elevato che molti lavorano a tempo parziale, perché altrimenti non riuscirebbero a far fronte alla pressione. Le occupate e gli occupati lavorano fino allo sfinimento, si ammalano e si ritrovano esclusi dal mercato del lavoro.
Molte persone optano per un’attività a tempo parziale. Le lavoratrici e i lavoratori cercano quindi delle soluzioni individuali per riuscire a dedicare tempo alla famiglia e per riposarsi. Ciò va a loro svantaggio, e in particolare a svantaggio delle donne. La percentuale delle donne che lavorano a tempo parziale è tre volte maggiore rispetto a quella degli uomini. E al contempo, le donne continuano a svolgere il 50% in più del lavoro di cure e assistenza non retribuito e invisibile, e questa disparità si traduce in meno salario, rendite inferiori, pessime opportunità di perfezionamento e di carriera.
Nonostante questa realtà, i partiti borghesi e i datori di lavoro reclamano una Legge sul lavoro sempre più flessibile e un’età pensionabile sempre più elevata. Se continuiamo così, finiremo per distruggere noi stessi e anche l’ambiente.
La riduzione dell’orario di lavoro è anche uno strumento nella lotta contro l’emergenza climatica. Le persone che hanno più tempo possono anche vivere facendo un uso più parsimonioso delle risorse: hanno più tempo per spostarsi a piedi o in bicicletta, per cucinare a casa, per viaggiare in modo più sostenibile. Hanno anche più tempo per la famiglia e per le attività di cure e assistenza. Hanno finalmente più tempo a disposizione per prendersi cura di sé stesse e dell’ambiente.