Venerdì 15 gennaio è trascorso un anno dalla decisione della direzione della Banca nazionale di abolire il tasso di cambio minimo del franco rispetto all’euro. I danni causati all’economia reale sono evidenti.
Gravi conseguenze per l’economia
A farne le spese sono i lavoratori
Sono soprattutto i lavoratori a pagare le conseguenze della crisi valutaria. Decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici sono stati costretti a prestare ore di lavoro gratuito. I tassi d’interesse negativi della BNS nuocciono inoltre alle casse pensioni e mettono sotto pressione le loro prestazioni. Il conto più salato lo pagano i lavoratori che perdono il posto di lavoro. Tra la popolazione si sta diffondendo un clima di paura per la disoccupazione e il declino sociale.
La direzione della BNS si è giocata la nostra fiducia
La Svizzera ha bisogno di una politica monetaria che sia utile alla sua economia: questo è ciò che fanno praticamente tutte le banche centrali e ciò che prevede espressamente il mandato della Banca nazionale. La BNS deve finalmente definire un nuovo obiettivo valutario, ancorando ad esempio il franco a un paniere di valute. Unia non crede più che l’attuale direzione della BNS abbia la capacità e la volontà di farlo. Invita pertanto Thomas Jordan e gli altri membri della direzione della BNS a dimettersi per consentire l’adozione di una politica monetaria che torni ad essere nell’interesse generale del Paese.