Il tema del franco forte ha tenuto banco alla recente assemblea dei delegati del settore di Unia, tenutasi l’8 giungo scorso a Berna. I partecipanti hanno raccontato quanto sta avvenendo nelle loro regioni da quel 15 gennaio, quando la Banca nazionale svizzera (BNS) ha reso noto la sua decisione.
Pernottamenti in calo
Che la situazione sia difficile lo si era visto dai dati sui pernottamenti pubblicati negli ultimi mesi. In marzo il numero degli ospiti negli alberghi svizzeri ha registrato un calo del 7,4 % rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. E in aprile vi è stato un altro passo indietro (– 0,6 %). Sono in diminuzione soprattutto gli stranieri. A soffrirne sono prima di tutto le regioni turistiche di montagna, mentre nelle città il fenomeno è più contenuto. «A preoccupare a Ginevra non sono i pernottamenti, quanto piuttosto quello che sta avvenendo nel settore della ristorazione», ha rilevato un delegato romando. Adesso i lavoratori frontalieri vanno di meno al ristorante durante la pausa pranzo. Per loro, a causa del franco, i prezzi in Svizzera sono diventati troppo alti. Le trattorie sono quindi meno frequentate.
Lavoro su chiamata
Una delegata dell’Oberland bernese ha messo l’accento sulle difficoltà per il personale. «C’è chi non riceve più contratti fissi, ma solo su chiamata», ha aggiunto sottolineando la precarietà di questi accordi.
«La situazione è effettivamente difficile», ha sottolineato la copresidente di Unia Vania Alleva. La Svizzera è ormai sull’orlo della recessione e verso la fine dell’anno la disoccupazione dovrebbe aumentare. «Si tratta – ha affermato – di una recessione fatta in casa e imputabile alla decisione della BNS». Infatti contemporaneamente negli altri paesi europei si infittiscono i segnali di una ripresa.
Un clima teso
La difficile situazione si è fatta sentire anche sulle trattative in corso per il rinnovo del contratto nazionale. All’indomani della decisione della BNS il padronato è giunto al tavolo delle trattative chiedendo più concessioni. «Le trattative sono effettivamente difficili e influenzate dal franco forte», precisa Mauro Moretto responsabile del settore a Unia.
Il clima si sta facendo teso e si sente parlare di disdetta del contratto. «Abbiamo letto nel giornale che l’assemblea dei delegati di GastroSuisse, la principale associazione padronale, ha dato competenza alla sua conferenza dei presidenti cantonali di disdire il contratto collettivo di lavoro (CCNL)», aggiunge. Finora comunque non lo ha fatto, ma tutto è possibile.
«L’eventuale disdetta sarebbe un atto grave e irresponsabile», ha affermato Moretto. Per i lavoratori e le lavoratrici questo significherebbe un rapido degrado delle condizioni di lavoro. «È questo che è avvenuto nel 1996, l’ultima volta che venne disdetto il contratto», ha ricordato il sindacalista alla conferenza di Unia, dove per la prima volta vi è stata anche una traduzione simultanea dei lavori in portoghese, vista la forte presenza di delegati di questa comunità linguistica.
Non staremo a guardare
Se le condizioni di lavoro peggiorano «tutto il settore ci rimetterebbe in qualità e professionalità, elementi indispensabili per avere successo», aggiunge. I delegati di Unia non vogliono comunque giungere impreparati ad una eventuale disdetta del contratto. Ne hanno discusso in gruppi di lavoro e hanno «in particolare deciso adeguate misure da prendere», afferma Moretto. Prima di tutto vogliono far sentire la loro voce in piazza sabato 27 giugno a Zurigo. Si uniranno agli edili e ai lavoratori del settore secondario che lottano come loro in vista del rinnovo e miglioramento dei contratti di lavoro.